Precipitevolissimevolmente – Il Recidivo

Spettacolo sull’attualità che fa del bizzarro di ogni giorno il fil rouge di conduzione.

Precipitevolissimevolmente – (L’ambizione porta spesso alla rovina). Marco Giavatto, Romina Bonciani.
Marco come nasce il titolo? E il sottotitolo? E, più in generale, l’idea di uno spettacolo pensato e sviluppato così…?

Il titolo nasce da un sondaggio fatto in maniera promozionale 7 anni fa, quando questo spettacolo debuttava per la prima volta; mandai ad un centinaio di persone una serie di idee di titolo, con un po’ di spiegazione dello spettacolo e un’idea di locandina. Fra queste c’era anche Corrado Guzzanti che mi scrisse di chiamarlo assolutamente così, a quel punto le altre risposte erano irrilevanti.

Il sottotitolo è l’unica cosa che ti fa pensare che sto tornando sul luogo del delitto, al di là della mia volontà mi ritrovo sul palco a parlare di attualità come uno che non ne può fare a meno. Prima di cominciare a scrivere commedie, scrivevo solo questi spettacoli qui… partivo dai racconti familiari e finivo per parlare di notizie e nuove leggi assurde. Il tutto incredibilmente si è sempre collegato perfettamente.

Viene definito come uno spettacolo “mediamente comico“: che cosa, secondo te, rende comico lo spettacolo e che cosa invece no?

Allora il mediamente viene fuori dalla ricerca spasmodica quasi del volersi distinguere. Cosa voglio dire senza sembrare chissà che… credo ci sia una formula commerciale per vendere uno spettacolo comico. Alcune parole che tornano per far capire cosa vedrai. Oppure una risposta simile alla domanda che più frequentemente mi viene rivolta. Ma fa ridere? È comico?

lo credo di aver sempre risposto: “vabbè ora comico, comico… si diciamo mediamente.” Ma non per mettere le mani avanti ma forse, anche lì, per vedere le reazioni, poi in realtà se parli della Trattativa Stato-Mafia sempre in chiave ironica, rimane pur sempre di un argomento apparentemente pesante, il mediamente mi torna utile. E furbizia, il comico prima di tutto si deve difendere e poi quando nessuno se l’aspetta deve attaccare. E come se giocassimo continuamente in contropiede. Detto questo ci sono dei momenti in cui penso scrivendo, questa costruzione del pensiero fa ridere matematicamente. Però come lo dici e come ci porti il pubblico fa la differenza.

La realtà irrompe sul palcoscenico?

Sopratutto quella… ma che meraviglia è? Quando c’era solo Berlusconi i comici erano monotematici, ora potresti prenderti una sbornia alle 9 del mattino se leggi i giornali e rimanere ubriaco tutto il giorno visto che le notizie sono costantemente in tempo reale. Per esempio in questo momento, mentre stiamo parlando può essere che Lollobrigida stia spiegando ad un convegno di agricoltura, la differenza tra la razza del pomodoro sammarzano e l’etnia dei pomodori pachino.

Quali sono le difficoltà, per un interprete, nell’affrontare il pubblico in una stand up comedy?

Tante la paura più grande e non avere pubblico, poi se vengono con l’intenzione di non ridere a quello ci penso io. C’è bisogno di energia non so se mi spiego… è uno scambio equo che conviene a tutti. E poi personalmente la difficoltà è nello scegliere cosa tenere fuori, ti faccio un esempio senza volerlo da una decina d’anni metto via tutte le notizie su Albano e la famiglia Carrisi perché sono bellissime, ogni volta è difficilissimo scegliere cosa portare e cosa no, la verità è che dovrei fare uno spettacolo solo su Albano ma i tempi non sono ancora maturi.

Che cos’è per te la comicità (Franca Valeri dava sempre una sua spiegazione: “è mistero”): una tua definizione. E il teatro, se dovessi dire cos’è per te?

È la caduta del pensiero verticale. Però la Valeri aveva ovviamente pienamente ragione. Per essere comici devi avere innanzitutto memoria e anche la facoltà di collegare argomenti che apparentemente non c’entrano tra loro. È un rischio, a volte calcolato a volte meno. Sai quante volte tengo particolarmente ad una battuta e non ride nessuno. Allora la provo a dire diversa e niente, allora mi tocca abbandonarla. Questo spettacolo non tralascia l’aspetto teatrale perché ora dico una banalità: io vengo da lì, vengo dal teatro e se questo vuol dire avere una certa eleganza nei modi, negli aspetti scenografici o costruttivi allora tanto meglio. Il teatro è quella cosa che ti permette di offrire una forma di spettacolo autentica, ti salva perciò dalla deriva e ti spinge a volere e ottenere di più. È la cura dei particolari anche in spettacoli come questo.

 

Intervista di Angela Consagra

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