L’Argante 198 Oliviero Toscani, l’anticonformista del novecento.

“Non sei un vero artista, se non sai scandalizzare.”

Oliviero Toscani, il celebre fotografo nato a Milano il 28 febbraio del 1942, anticonformista, controcorrente, libero pensatore, non c’è più. Morto dopo una lunga malattia lo scorso 16 gennaio a Cecina in Toscana. Il funerale, si è svolto secondo i suoi desideri tra salsicce e bara “green” riempita di sassi. É andata come aveva scritto e voluto nel testamento

“i sassi serviranno per rompere le scatole anche da morto a chi mi porterà in spalla con fatica, lungo il sentiero di campagna che raggiunge la collina.”

É stato un addio insolito, attorno ad un tavolo imbandito, con amici e familiari, un funerale laico organizzato nella fattoria di Casale Marittimo in provincia di Pisa dove il fotografo viveva.

Ripercorrendo alcune delle tappe fondamentali della sua vita, dalle campagne pubblicitarie alle immagini di denuncia sociale e politica, capiamo quanto fosse stato un personaggio spiazzante ma nello stesso tempo convincente. Una delle frasi più ripetute da Toscani dopo aver concluso un suo progetto era questa:

 

 

“E’ logico che avrei potuto fare di più, avrei potuto essere più estremo, metterci più coraggio, per questo continuo a lavorare.”

Tra le curiosità sappiamo che Toscani non amava le mostre, è risaputo, anche se qualche volta riuscivano a fargliele realizzare. Aveva a cuore il problema attuale dell’integrazione sociale, prediligeva il bianco e nero che secondo lui rappresentavano meglio la diversità tra le persone.

“Questo non è razzismo, non esiste razzismo, siamo tutti della stessa razza, ormai lo sanno anche i cretini. Appartenendo alla stessa razza non si può essere razzisti. Semmai, sono classista, cioè quando uno è cretino rimane cretino.”

Toscani con la sua fotografia ha messo a rischio sempre soprattutto se stesso ma non costruiva mondi che non esistono partiva sempre dalla realtà attraverso le sue immagini mai descrittive, riusciva a parlare della realtà senza farla vedere frontalmente. Come ad esempio la famosa foto del neonato protetto dentro ad un elmetto militare ai tempi della guerra nei Balcani. E’ faticoso abituarsi all’orrore del mondo. Foto che insegnano molto più di tanti reportage che siamo abituati a vedere.

Toscani ha insegnato comunicazione visiva in varie università, scritto libri sulla comunicazione. Consigliava ai suoi studenti di non essere mai sicuri di niente e di avere coraggio. L’insicurezza aiuta la creatività. Bisogna far sempre qualcosa di cui si è i primi ad essere imbarazzati.

“La forza della fotografia è il suo silenzio.”

Questo è il pensiero che ha accompagnato Oliviero Toscani nell’arco della sua vita, dentro ogni foto c’è tutto anche la morale di ognuno di noi.

“Il mio mestiere è essere testimone del tempo in cui vivo, essere un autore che pensa ad una immagine, il regista, il cronista. Un insieme di professionalità contemporanee.”

Non sempre Toscani è stato capito dalla critica. Alcuni lo hanno definito ingiustamente colui che sfrutta le disgrazie del mondo per vendere i prodotti delle più popolari griffe del momento. Nonostante ciò Toscani si è sempre definito un uomo libero, non si è mai piegato ai pregiudizi, ha cercato di essere un artista che sa far vedere la realtà da un’altra angolazione. É riuscito a suscitare l’interesse e l’attenzione del grande pubblico senza che le sue opere passassero necessariamente da un editore.

Berlino

Le foto, diceva, le installazioni, non dovrebbero stare nei musei, nei vernisage o nelle mostre. Gli spazi delle esposizioni fotografiche devono essere fruibili ogni giorno a tutti, nelle piazze, negli spazi pubblici, insomma devono essere finestre sul mondo. Anche per questo il luogo ideale di “Razza Umana” è stato l’Ospedale Civile di Pescara “Spirito Santo” dove le sue foto approdarono definitivamente nel 2012. Un grande dono fatto alla città. Una mostra, un luogo di conforto per chi si trova intrappolato nella malattia. Toscani inizia nel 2007 “Razza Umana” progetto di fotografia e video sulle diverse morfologie e condizioni umane, toccando più di cento comuni italiani paesi e città straniere con le sue installazioni.

La Razza Umana di Oliviero Toscani in un ospedale di Pescara

Il luogo ideale di cura dell’anima e del corpo. Un’ esposizione realizzata nell’ingresso, nei corridoi, rispettando la funzionalità degli spazi del nosocomio per lasciare liberi i percorsi ai medici e al personale. Le enormi fotografie su pannelli vetrati, depositati sulle pareti nude, sono divenuti nuovi punti di vista su culture e religioni.

Oliviero Toscani a Trieste al “Link Festival del Giornalismo” dove si incontrano le più grandi firme dell’informazione, durante la settima edizione del festival nel settembre del 2007, presentò il libro “Caro Avedon, la fotografia in venticinque lettere ai grandi maestri.” Richard Avedon nato in America nel 1923, campione di audacia secondo Toscani, fu un fotografo statunitense celebre per i suoi ritratti in bianco e nero.

Si narra che alcune popolazioni non vogliano farsi fotografare perché la fotografia può rubare l’anima. La fotografia in realtà cattura un attimo finito per sempre, impossibile da riprodurre, il cuore e la mente sono il vero obbiettivo della macchina fotografica. In fondo fotografare è un modo di esistere mettendoci l’anima, non rubandola a qualcuno.

 

 

 

Laura Privileggi

 

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