Da sempre sono un lettore di fumetti e nel tempo e col passare dell’età questa passione si è di anno in anno rinnovata, con alcune pause in cui mi sono concentrato sull’arte cinematografica, piuttosto che sulla pittura e l’arte in generale di cui il nostro paese così ricco (in ogni secolo), piuttosto che sul teatro o sulla letteratura.
Nel tempo ho realizzato che anche in quei momenti in cui i miei interessi si concentravano sulle altre forme d’arte, in qualche modo il fumetto era presente. Pensateci. Cos’è la fotografia se non composizione dell’immagine, come il fumetto, e cosa il cinema, fotografia in movimento di fatto, se non la medesima cosa ancora. Per non parlare poi della costruzione della cinematografia, delle inquadrature, della scelta di come comporre per il cinema, le quali cose, tutte, si realizzano con uno schizzo preliminare che prende il nome di storyboard, che altro non è se non un vero e proprio fumetto. Stessa presenza la si percepisce dagli albori delle pitture rupestri ad ogni altro secolo che attraversa la storia dell’iconografia (specie quella cristiana, da “Ravenna” al Vaticano e oltre) fino all’arte pop del ‘900. Il fumetto. Sempre. Quindi il fumetto è ed esiste ora e da sempre.
Altro punto a cui tengo molto: mi piace, anche quando prende vita come arte a se stante, nella sua completezza, chiamarlo fumetto e non edulcorare il suo proprio nome con “roba” tipo: graphic novel. Questa definizione è per me il tentativo intellettuale insopportabile di dare una dignità nuova alla nona arte (eh si è la nona quella del fumetto, spiego la definizione delle arti nel paragrafo sotto), che sicuramente merita ma che già di per se possiede col suo nome. Fumetto. Non c’è nulla da aulicizzare o rendere più dignitoso di quello che già è perché il fumetto non ha bisogno di essere accostato all’alta letteratura col termine graphic novel (di solito usata oggi quando si tratta di una storia di ampio respiro); il fumetto è Letteratura. Come diceva Umberto Eco, provocando, ma forse anche seriamente:
“Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese”
LA NONA ARTE – Il poeta italiano Ricciotto Canudo postulava l’esistenza di due arti fondatrici, l’Architettura e la Musica, scoperte dall’uomo primitivo fabbricando la sua prima capanna e danzandovi attorno per la gioia; la Pittura e la Scultura sarebbero nate poi, come declinazioni dell’Architettura ed infine la Poesia e la Danza, come prolungamenti della Musica; Canudo concludeva infine il cerchio dicendo che il movimento dell’estetica arrivava infine trionfalmente, con la fusione totale di tutte le vecchie sei arti, all’appena nato Cinema, che di conseguenza diventava la Settima Arte. Anni dopo il critico d’arte Claude Beylie propose il termine Ottava Arte per tutte le produzioni Radio-Televisive e quello di Nona Arte per il Fumetto.
Fatte queste dovute premesse torno al topic principale di questo articolo. Il Teatro, (materia prima di cui ci occupiamo sulla nostra rivista on line L’Argante – che poi, va da se, ci permette naturalmente di spaziare in ogni altro dove), nel Fumetto (appunto). Ma questo è forse strano? Non è forse vero che fin dai suoi albori la settima arte, il Cinema, ha attinto dal Teatro e dalla grande Letteratura (già negli anni del muto ci sono trasposizioni della Divina Commedia) e da questi ridotto rappresentazioni riprese dalla macchina da presa e fatte film? Per il fumetto non poteva avvenire questo, perché la tecnica di prendere un sasso e disegnare in una caverna sta agli albori. Eppure avviene dopo. Potremmo fare molti esempi ma voglio prenderne tre grandi e a noi familiari.
Un Dante Alighieri teatrale nel fumetto.
Negli anni ’70 il disegnatore e fumettista Marcello Toninelli, classe 1950 e da sempre interessato, fin dai tempi della scuola, alla Divina Commedia del sommo poeta realizza una Commedia a fumetti di non facile gestazione. Già a 19 anni Toninelli disegna alcune vignette con Dante protagonista e via via la sua produzione si intensifica. Sempre negli anni ’70 nella rivista a fumetti Fox Trot, pubblica il suo Inferno a fumetti. Negli anni ’90 poi Toninelli pubblica il suo Dante a fumetti per Il Giornalino, in una versione un po’ meno dissacratoria della precedente (l’autore è prima di tutto un disegnatore umoristico), trattandosi di una pubblicazione cattolica. L’iniziativa riscuote un successo tale che a Toninelli viene chiesto di realizzare un Purgatorio, poi un Paradiso a fumetti e a seguire Iliade, Odissea, Eneide, Gerusalemme liberata…
Toninelli riesce così a realizzare la più completa opera a fumetti tratta da una colonna della letteratura mondiale di tutti i tempi come la Divina Commedia. Il fumetto ripercorre tutte e tre le cantiche e analizza quasi tutti i personaggi danteschi spiegandoli ad un pubblico di giovani lettori (e anche adulti, come poi sempre il fumetto riesce a fare). Ed è grazie al linguaggio del fumetto che l’autore ci presenta un Dante e un Virgilio “ridotti” a uomini comuni, in un loco certo non comune.
I due si spogliano delle vesti di grandi poeti e vengono sommersi di situazioni paradossali e divertenti, dimostrandosi inadeguati, impacciati, ingenui… proprio come ognuno di noi sarebbe stato nella loro stessa situazione e permettendoci così addirittura di immedesimarci in questi due viandanti fra le meraviglie e gli orrori della Divina Commedia. La sua opera diventa così uno dei fumetti più interessanti, divertenti e soprattutto formativi di tutti i tempi.
Shockdom nel 2015 pubblica una nuova edizione del Dante di Marcello Toninelli, che ristampa in un unico volume Inferno, Purgatorio, Paradiso e Vita di Dante, impreziositi dai colori di Jacopo Toninelli. Potete trovarla QUI
Una versione Disney italiana
Non da meno è la casa Disney italiana che con L’inferno di Topolino ci presenta un Mickey Mouse Dante guidato da un Pippo Virgilio. Beh, già solo a scriverlo io stesso sorrido. Ma se ripenso alla storia scritta da Guido Martina (grande autore Disney) e disegnata da Angelo Bioletto, letta quando ero bambino in un volume unico rilegato negli anni ’80, la nostalgia si fa forte. L’inferno di Topolino viene pubblicata per la prima volta a puntate sul Topolino libretto (dal n.7 al n.12), pubblicazione la cui numerazione perdura ancora oggi nelle edicole e che da poco aveva visto la luce grazie ad Arnoldo Mondadori (il numero 1 di Topolino è del 1949).
La storia si apre con un vero e proprio colpo di Teatro. Il finale di una recita teatrale della Divina Commedia con Topolino nella parte di Dante Alighieri e Pippo in quella di Virgilio, appunto. Invidioso del successo riscosso, Pietro Gambadilegno fa ipnotizzare da un complice i due nemici di sempre, i quali continuano a comportarsi come Dante Alighieri e Publio Virgilio Marone anche nella vita di tutti i giorni.
Si tratta della prima parodia a fumetti italiana, ancora oggi da leggere e riscoprire.
Trilogia Shakespeariana
Sempre grazie a Il giornalino (rivista italiana per ragazzi pubblicata in Italia dal 1924 dalle Edizioni San Paolo) si ha negli anni ’70 una trasposizione a fumetti di tre opere di William Shakespeare: La tempesta, Amleto e Romeo e Giulietta. La trilogia di Gianni De Luca è stata recentemente ristampata in un unico volume che potete vedere QUI.
De Luca ha sapientemente trasposto le opere teatrali utilizzando, al posto di vignette chiuse nello stile classico italiano di stampo bonelliano, delle tavole giganti, le cosiddette Splah-panel. In questa grandi illustrazioni ha così potuto rappresentare i personaggi shakesperiani che si moltiplicano nei loro movimenti all’interno di uno spazio ampio e dialogano fra loro attraverso le “nuvolette” con continuità interpretativa. Per capire meglio basta vedere la tavola qui sotto. Questa scelta diventa così una sintesi perfetta di rappresentazione teatrale “da palco” nel linguaggio del fumetto. La potenza della parola e del gesto sintetizzati in una grafica raffinatissima e incredibilmente godibile. Ogni pagina, una piccola opera d’arte, legata a quella successiva.
Il fumetto così trova nella trasposizione teatrale una suo coniugazione ad altissimi livelli. Se lo sceneggiatore Raoul Traverso traspone i testi shakesperiani riducendoli ad un linguaggio adatto ai giovani lettori della rivista Il giornalino, il disegnatore si ispira addirittura ad un linguaggio nuovo nel fumetto ma antico nell’arte. Basti pensare a quanto fatto nella Cappella Sistina dagli artisti fiorentini che rappresentano le storie di Cristo come un vero e proprio fumetto (ma senza i contorni delle vignette); un esempio su tutti si ha con “Le prove di Cristo” di Botticelli, realizzato tra il 1480 e il 1482 e facente parte della decorazione del registro mediano delle pitture parietali della Sistina. Qui sotto.
Ma anche dalla pittura di artisti come Masaccio, Piero della Francesca, Hans Memling.
Sulla parete opposta, Le prove di Mosè, in cui Botticelli opera con lo stesso linguaggio.
Non è certo un caso che l’autore calabrese abbia vissuto a Roma e abbia li osservato gli spazi e le forme, come lui stesso dichiara:
«un’invasione di linee tutte nuove che cominciano a chiudermi l’orizzonte visivo. […] l’occhio era obbligato in percorsi prefissati, ma in compenso… adesso potevo contemplare miliardi di cose. I palazzoni umbertini, i cornicioni coi fregi, le piazze barocche, i campanili, le cupole di Piazza Navona… potevo vedere, imparare… non so, ma è come se la città con le sue linee prefissate, contenesse a beneficio dei miei occhi verginelli un’indicazione anticipatoria di vignetta: la delimitazione dello spazio a servizio di un evento, di un fatto ancora da raccontare, che teoricamente avrebbe potuto dilatare all’infinito quello stesso spazio».
La trilogia shakespeariana di De Luca (La tempesta, Amleto, Romeo e Giulietta) è stata recentemente ripubblicata (2019) in un unico splendido volume da NPE e potete trovarla QUI
Il teatro Eduardiano nel fumetto
Nel 1994 il fumettista Daniele Bigliardo fonda la Scuola Italiana di Comix e nel 1998 la Labcom Immagini per i Media, con le quali realizza il progetto “Eduardo a fumetti“, trasposizione a fumetti di 18 commedie di Eduardo De Filippo.
Una traduzione in immagini dall’estrema cura dei particolari delle storie del grande Eduardo. Per la lingua si decide, per fortuna, di non “tradurre” in italiano i dialoghi ma di riempire le nuvolette con i testi in napoletano.
I disegni sono opera di diversi fumettisti italiani fra cui Bigliardo stesso (Questi fantasmi), Giuseppe Ricciardi, Mauro Salvatori, Luca Raimondo, Ernesto Pugliese, Alessandro Nespolino, Massimo Rocca, Antonio Marinetti e Giuseppe D’Elia.
La testata, edizioni ELLEDI’ 91, è un mensile che dura un anno e mezzo per 18 numeri totali poi riuniti in tre raccoglitori e ripropone i seguenti titoli:
Questi fantasmi
Uomo e Galantuomo
Non ti pago
Natale in casa Cupiello
Ditegli sempre di si
Chi è cchiù felice e me
Napoli milionaria
Il sindaco del rione Sanità
Le voci di dentro
Il figlio di Pulcinella
Sabato domenica e lunedi
Filumena Marturano
Il monumento
Sik-Sik L’artefice magico
Gli esami non finiscono mai
La grande magia
Le bugie con le gambe lunghe
Il contratto
Anni dopo Natale in Casa Cupiello, Filumena Marturano e Questi Fantasmi sono stati ristampati da NPE e Tappetovolante con prefazioni di Luca de Filippo.
Potete trovare i volumi QUI e visionare alcune splendide immagini. Edizioni NPE
Conclusioni
Mi sono fatto prendere la mano, come sempre. Ma su questo argomento si potrebbe scrivere un saggio molto più lungo di questo articolo o addirittura un libro intero. La passione per il Fumetto, la passione per il Teatro. Unirle insieme. Non ci sono conclusioni adeguate che siano di “poche parole” per ribadire tutto ciò che qui sopra ho scritto. Posso solo aggiungere un invito, non potendo specialmente in questo momento storico recarci fisicamente a teatro. Leggete il teatro. E in questo caso, leggete e godetevi il Teatro a fumetti. Il Teatro nel Fumetto.
Buona lettura
Stefano Chianucci