Il titolo di quest’articolo potrà sembrare fuori luogo, ma forse non tutti sanno che nel 1982, è lo stesso Troisi a realizzare questo film che poi proprio film non è… poichè si tratta di una sorta di reportage, realizzato per la Rai, con la collaborazione di Anna Pavignano e Lello Arena. A volerla dire proprio tutta è un finto reportage sulla morte del comico napoletano (che, nella realtà, scomparirà dodici anni dopo l’uscita del film, all’età di soli 41 anni, a causa dei problemi cardiaci di cui soffriva fin da bambino), con tanto di funzione ed interviste biografiche. Questa rivista si è già occupata del personaggio Troisi con un bellissimo articolo di Gaia Courrier – L’Argante #52 II Il postino, ultima lettera d’amore da parte di Troisi, – che vi consiglio di leggere e che, volendo, potrebbe rappresentare la giusta chiusa all’articolo che state leggendo in questo momento. Tornando al titolo mi preme sottolineare due conclusioni; la prima: in quest’Italia di oggi apparirà quasi stonato perché siamo oramai da tempo sprofondati nella peggior autocensura che questo paese ha mai avuto (visione questa che realizza il pensiero Pasoliniano circa la manifestazione di fascismo intrinseco, molto più ampia e totale di quella che il reale regime imponeva ad ogni cittadino, nel ventennio più buio della nostra nazione). La seconda: vanno ricordati tutti i personaggi che vi hanno preso parte…(Gianni Boncompagni, Rosanna Vaudetti, Fabrizio Zampa, Nadia Cassini, Pippo Caruso, Carlo Verdone, Pippo Franco, Pippo (Walt Dinsey), Maria Giovanna Elmi, il pappagallo di Portobello, Riccardo Cocciante, Lory Del Santo, Piera Rolandi, Giampiero Galeazzi, Jocelyn, Mario Pastore e il cane Lassie, Lello Arena, Renzo Arbore, Roberto Benigni, Marco Messeri, Maurizio Nichetti) e bisogna conservare almeno personalmente la scena seguente:
Ecco il link per il film completo: RAI PLAY – MORTO TROISI, VIVA TROISI!
Perché oggi un articolo su Troisi? La risposta banale è che l’attore di San Giorgio a Cremano proprio in questi giorni (19\02\2023) avrebbe compiuto 70 anni e c’è grande fermento quindi, da parte di chi lo conosceva, dei media e di tutti quelli che lo hanno apprezzato in vita… e anche dopo. Chi scrive ad esempio nel 1994, aveva solo 6 anni, difficilmente quindi era riuscito a cogliere l’importanza dell’artista Troisi, ma per fortuna si è avuto modo di apprezzarlo dopo, e molte sono le generazioni che lo scoprono oggi e lo apprezzeranno domani.
a proposito di…
É uscito il 14 di Febbraio nelle sale cinematografiche il film: Da domani mi alzo tardi…di Stefano Veneruso, regista, produttore, sceneggiatore e nipote di Massimo Troisi, presentato in anteprima al Museo Archeologico Nazionale di Napoli che ospita anche una mostra visitabile fino al 13 marzo in occasione del settantesimo anniversario della nascita dell’artista. La Regione Campania omaggia così Massimo Troisi, con in collaborazione con la Film Commission e il Mann. Il film, che gode del contributo regionale del Piano Cinema, è liberamente tratto dall’omonimo romanzo in cui Anna Pavignano (sceneggiatrice di quasi tutti i suoi film) ricorda la sua storia d’amore con Troisi, immaginando l’artista in età matura. Nei ruoli di Troisi e Pavignano, John Lynch e Gabriella Pession. Chiude il film un inedito di Pino Daniele, Sirenuse, concesso dal figlio del musicista. Il film è prodotto da 30MILES FILM e Barbara Di Mattia, in co-produzione con RAI Cinema Spa e AN.TRA.CINE S.r.l., con il contributo di Regione Campania, Film Commission e del Ministero della cultura.
Laggiù qualcuno mi ama è invece l’omaggio di Martone a Massimo Troisi. Una sorta di lettera d’amore per Massimo Trosi che è un gioiello cinematografico. Inserito nella sezione Berlinale Special al 73° Festival di Berlino e presentato in prima mondiale a due giorni dal 70° anniversario dalla nascita di Troisi, il documentario è un viaggio epico e intimo assolutamente da non perdere. Mario Martone sul film:
Ho voluto affrontare Troisi come fosse un pittore del ‘400, una tabula rasa, partendo dalle opere, dai suoi film […]
Se in campo troviamo le parole scritte dal grande Massimo su foglietti volanti, sulla sua agenda, così come le confessioni registrate su cassetta – patrimonio inestimabile conservato dall’ex compagna e co-sceneggiatrice di una vita Anna Pavignano, ideatrice e coautrice del documentario spesso e spesso in scena – fuori campo, invece, restano i grandi attori contemporanei chiamati a leggere/recitare tali scritti/pensieri. Di Toni Servillo, Silvio Orlando e diversi altri si odono le voci, umilmente a servizio di un Maestro indistintamente amato e stimato da tutti.
L’ultima segnalazione di quest’articolo viene da “Mamma Rai” che detiene molto materiale televisivo riguardante Troisi dagli esordi con la Smorfia nel programma No Stop, alla fine degli anni ’70, con la regia di Enzo Trapani a tutte le ospitate in numerosi programmi tra le ilarità e il terrore dei presentatori che dovevano intervistarlo, già perché non si poteva sapere cosa stava per dire Troisi e sopratutto, non si poteva programma una scaletta di interventi o tenere un filo rosso del discorso. A tal proposito condividiamo uno dei tanti momenti con protagonista Baudo durante una puntata di Domenica In:
Noi però ci riferiamo ad uno speciale andato in onda nella giornata di venerdì 17 febbraio 2023 è andato in onda: Buon compleanno Massimo. Per fortuna oggi giorno, tutto è recuperabile, per cui potete rivedere il tutto su Rai Play a questo link: clicca qui. Il film documentario racconta la vita, il lavoro, il genio e lo sguardo di Massimo Troisi attraverso testimonianze inedite e coinvolgenti, per ripercorrere i momenti più importanti di una vita e di una carriera unici. Il grande attore viene ricordato dai suoi familiari, dagli amici, dai collaboratori e da chi ha avuto modo di conoscerlo nei tanti aspetti della sua personalità. É inutile ricordare tutti i film scritti, diretti e interpretati da Massimo Troisi, assolutamente da recuperare ciclicamente. Se proprio ne dovessimo scegliere uno in quest’occasione in cui ci troviamo a ricordare l’artista campano, la scelta cadrebbe su un film forse non tra i più famosi, ma sicuramente tra i più ispirati: Le vie del signore sono finite ho sempre pensato a questo film come alla perfezione, il tema trattato è quello del ventennio fascista e accostare questo titolo, modificando solo il finale di una delle frasi più ripetute e conosciute dalla nostra società, è la dimostrazione che Troisi fosse un genio.
In altre occasioni ci è capitato di consigliare film in grado di dissacrare la dittatura in Italia (L’Argante 88 || Ugo Tognazzi, 100 anni e non sentirli…) ma spesso si è trattato di registi, sceneggiatori e attori che hanno veramente vissuto quegli anni. Pellicole in bianco e nero, piene di umorismo proveniente da esperienze dirette. Qui c’è un’esperienza profondamente indiretta che va a segno più di qualsiasi altro genere di commedia e film sull’argomento. I “40 secondi che abbiamo estratto e pubblicato per voi, sono potenza umoristica, satirica e dissacrante pura, ma allo stesso tempo fanno capire a fondo quanto il cittadino medio italiano fosse cablato dal fascismo, Troisi ci fa ridere e ci inquieta in questa scena. Troisi riesce in questo film e negli altri a provocarci un disagio di emozioni che nessuno oggi è in grado di toccare.
Con questo articolo, non abbiamo aggiunto niente alla storia di Massimo Troisi, non è quindi un atto giornalistico o cronachistico ma bensì trattasi di un invito. Se non conoscete Troisi è arrivato il momento di conoscerlo, se i vostri figli, nipoti, amici e conoscenti non lo conoscono è arrivato il momento di farglielo conoscere. La vostra e lo loro prospettiva vi assicuro, non sarà più la stessa.
Marco Giavatto