Settembre è tornato… e con esso anche il Lunedì delL’Argante da buoni italiani quali siamo, ci prendiamo tutto agosto per ricaricare le batterie e preparare un nuovo “spettacolare” anno… fatto di interviste, speciali, recensioni, rubriche e molto altro ancora. Questa RIVISTA giunta al suo terzo anno e all’articolo n°88, vuole ripartire da un grande personaggio: UGO TOGNAZZI, classe 1922… un secolo pieno per un’artista che ancora oggi è una fonte di ispirazione e curiosità per tutti, anche per le nuove generazioni.
Mai trovato un altro come Tognazzi che ridendo ti attaccasse l’angoscia. Cento anni dalla sua nascita e una serie di retrospettive che lo hanno visto protagonista nel 2022, ma che neppure lontanamente sono riuscite a tracciare la misura della sua immensa levatura. Nato a Cremona e scomparso a Roma nell’ottobre del 1990, esordì al cinema nel 1950 ne “I cadetti di Guascogna”, accanto a Walter Chiari. Abile ad interpretare i personaggi più disparati. Apprezzate le sue performance drammatiche, da “Io la conoscevo bene” (con cui vinse un Nastro d’argento) a “La tragedia di un uomo difficile” di Bernardo Bertolucci, che gli fece conquistare la Palma d’oro al Festival di Cannes del 1981.
Appassionato di cucina, pubblicò un libro di ricette, L’Abbuffone, celebri le sue cene degli infami caratterizzate da “grandissimi” ospiti e cibo immangiabile, di cui però quest’ultimo andava fiero, qui il ricordo di Paolo Villaggio:
Di tutte le qualità che possiamo esaltare in questo straordinario attore del ‘900 forse una è quella che lo rappresenta di più, e con estrema sintesi lo descrive: Generosità! Tutti gli attori che hanno recitato con lui, hanno perciò goduto di una forte spinta artistica, umana e rappresentativa, averlo nel cast per forza di cose risaltava tutto il resto ed era possibile perciò ricevere un’invisibile spinta verso l’alto in grado di far risaltare le doti di tutte le componenti di un film (regia, sceneggiatura, fotografia, attori comprimari ed emergenti vedi Ornella Muti in “Romanzo Popolare” del 1974). É chiara fin da subito quindi la vastità di aneddoti e parole che potrebbero essere usati per ricordarlo, per non dilungarci troppo e invitarvi all’autonoma ricerca e riscoperta di questo straordinario attore, citeremo qui tre esempi di quello che Ugo Tognazzi poteva essere:
Tognazzi e Vianello, la super coppia perfetta consacrata e censurata dal Varietà RAI.
Agli albori della televisione osano dove nessuno era arrivato portando al mezzo popolare tutta la cattiveria dell’avanspettacolo, vanno avanti, incuranti dei moniti, fino a quando per la censura del tempo non passano il segno: siamo nel giugno del 1959 il Presidente della Repubblica Gronchi è cascato accidentalmente dalla sedia nel palco reale del Teatro alla Scala: loro, replicano pari pari la scena, qualche giorno dopo con Ugo che frana per terra e Raimondo che lo fulmina: “Ma chi ti credi di essere?”. “Tutti possono cadere”, risponde l’altro. È abbastanza per la Rai, che gli fa trovare le buste del licenziamento al rientro in camerino: fuori a tempo indeterminato e il programma cancellato. Dopo qualche tempo, decidono di riabilitarli. Li chiamano ai piani alti, “Avete qualche cosa di nuovo?”. Loro, prontissimi: avremmo una cosettina sul Papa (Giovanni, bergamasco). Tognazzi parte con l’imitazione: “Mi sun de Bèrghem, porcu…”. Fuori senza neanche sedersi. C’è tra le tante occasioni, un film che vale la pena ricordare e assolutamente da rispolverare: “Sua Eccellenza si fermò a mangiare”. Con la presenza di una giovanissima e bellissima Virna Lisi, una grande Lauretta Masiero e un magnifico (come sempre) Antonio De Curtis-Totò. Forse uno dei più chiari esempi di maestria di Tognazzi, il film è corale e ogni interazione di Ugo con gli altri personaggi diviene una pietra miliare, da riguardare a cadenze prestabilite per ritrovare il buon umore, i momenti con Vianello mostrano un affiatamento incredibile, che non si può far altro che ammirare.
Tognazzi e Gassman coppia storica del cinema italiano e amicizia fuori dal comune…
Quella con Vittorio Gassman , è stata probabilmente la coppia che ha espresso il miglior livello qualitativo nel cinema italiano. Il valore artistico delle 7 pellicole interpretate insieme è di livello assoluto… recentemente mi è capitato di vedere per la prima volta il loro primo film: La Marcia su Roma, forse il meno conosciuto per fama ma probabilmente uno dei migliori complice anche lo spaziale gruppo di sceneggiatori della commedia all’italiana. Esce in sala il 30 gennaio del 1963 e annovera tra gli ideatori e autori Age e Scarpelli, Ruggero Maccari, Ettore Scola, Sandro Continenza e Ghigo De Chiara. Pochi sanno che questo film incassò addrittura di più del celebrato I mostri, ritenuto il capolavoro assoluto della coppia e uscito quello stesso anno, ovvero il 31 ottobre. Il film accenna anche alla responsabilità degli intellettuali per l’avvento del fascismo tratteggiati nella figura del poeta dannunziano fascista che accompagna tutta la spedizione illustrandola con i suoi versi strampalati e altisonanti. Ma sopratutto è uno dei più centrati storicamente, in ogni particolare… la regia è del grande Dino Risi. Tra i film che mi stanno particolarmente a cuore c’è La Terrazza di Ettore Scola… probabilmente è il più bello dei film interpretati insieme, un qualcosa di epocale, come dirà lo stesso regista: “una sorta di post scriptum alla storia della commedia all’italiana”.
Il Conte Mascetti-Tognazzi il vero perno di “Amici Miei”
Una trilogia, quella di “Amici Miei” di Mario Monicelli, che ancora oggi unisce intere generazioni, con un un grande e unico minimo comune denominatore, anzi mi scuserete il gioco di parole ma è il caso di dire “dominatore”. Ci sarebbe da chiedersi che sarebbe stato di uno dei film più cult della storia del cinema italiano senza la presenza nel cast di Ugo Tognazzi. Torniamo quindi al ragionamento iniziale, quello che luca riflessa e dalla generosità attoriale (perla rara) di Ugo, gli altri componenti sono attori straordinari, ma il collante è decisamente lui. Interpreta il personaggio perfetto, il più vicino alla malinconia più volta espressa anche nella vita quotidiana, negli anni così detti del “tramonto”, da parte di Tognazzi. Così è diventato un’istituzione del cinema, entrato nella memoria e nel gergo di tantissime persone. Quel nobile decaduto dipinto nella famosa trilogia è pura poesia, è la Firenze rinascimentale che si scontra con la civiltà moderna e il risultato non può che essere quello a cui Tognazzi ha dato così tanto lustro e spessore. Piccola curiosità il “Conte Mascetti” è anche un vino che ha l’intenzione di riportare in auge lo spirito goliardico e dissacrante del Conte Mascetti e delle sue zingarate. Prodotto dall’azienda diretta dal figlio Giammarco: La Tognazza!
Tanto altro ci sarebbe da dire… ma l’intento è quello di aprire un piccolo spiraglio da cui osservare incuriositi e rapiti quello che Tognazzi è stato e quello che sempre sarà… per il resto non ci rimane che…”come se fosse antani“.
Marco Giavatto
Raccolta di Supercazzole prematurate….