Il Villain, ovvero il cattivone presente, spesso, nella drammaturgia, nella cinematografia e nella narrativa.
Mi concentrerei un momento sull’etimologia: Il termine anglofono “Villain” dovrebbe derivare dal latino “Villanus” che secondo il dizionario Treccani vuol dire “abitante delle villa”, villa intesa come campagna, e riporta poi alla parola “Villano”.
[ lat. tardo villanus «abitante della villa», cioè della campagna ]
Questa accezione risale al periodo medievale, probabilmente, in tempi di feudalesimo: ve lo ricordate alle scuole medie quando si parlava di Sovrani, Vassalli, Valvassori, Valvassini e Servi della Gleba? Ecco, quella roba la, ed identificava proprio I Servi della Gleba, praticamente i “braccianti” sfruttati di oggi.
A proposito di scuole medie ho ripreso il mio vocabolario di Latino (si sono andato anche a scuola): “Primo vocabolario di Latino, con schede grammaticali” di Raffaello Bianchi e Onorio Lelli, ed. Le Monnier; se cerchiamo “Villanus”, nella parte Latino-Italiano, non lo troviamo ma se cerchiamo “Villano”, in quella Italiano-Latino troviamo questa definizione:
[ rozzo, contadino, “rusticus” | scortese , “inurbanus ]
In entrambi i casi “Villano” è un termine dispregiativo che identifica sempre i “poveracci” (la maggioranza), che nati in condizioni sfavorevoli, non istruiti e poco eleganti venivano bistrattati dai benestanti feudatari.
Intanto provate a mettervi nei panni (pochi, sporchi e lisi) di questi contadini: a chi non gli girerebbero ad essere trattati cosi? E poi concentriamoci sul fatto che a indicare i villani siano altre persone.
Ecco proprio qua volevo arrivare… Non è che il cattivo di una storia si sveglia una mattina, si fa la barba o la ceretta, legge l’oroscopo e decide che è ora di diventare malvagio. Il malvagio e definito tale da qulcun altro, facciamo un esempio cosi è più chiaro:
CAPITAN UNCINO o meglio: Captain James Hook
Uno spietato pirata che ce l’ha a morte con Peter Pan perché durante uno scontro, tra i due, il coccodrillo gli mangiò una mano (insieme alla sveglia). Pensiamo, un attimo, al Capitano del brigantino “Jolly Roger”: lui stava lì a fare le sue cose da pirata, con la sua educazione da pirata, lo stile di vita da pirata e l’esperienza da pirata (voglio dire; la vita di mare non è facile, un po’ ti irruvidisce) e, di colpo, si è ritrovato monco! È normale che un po’ te la prendi e ti incaponisci nel vendicarti di quel rompiscatole svolazzante, anche un po’ attaccabrighe. Analizzando poi meglio la questione Uncino, il Villain, spunta un ulteriore Villain: il coccodrillo, che ogni volta che si avvicina al pirata, annunciato dal ticchettio della sveglia ingoiata, scatena in lui il terrore più terrore che ci possa essere.
Un altro esempio!?
DARTH VADER o meglio Anakin Skywalker:
Sulla carta il miglior Jedi che ci poteva essere nella Galassia (e pure il più belloccio forse) che ad un certo punto viene scaricato dai Maestri Jedi, Yoda e Obi-Wan Kenobi perché si sono accorti che il suo cuore era un po’ corrotto e avevano paura si perdesse, quindi hanno smesso di seguirlo e di istruirlo, e cosa è successo?
Che si è trovato un altro mentore con una visione delle cose differente (ma non meno valida, se vai a vedere) dal quella nano verde, che parla come mia nonna dopo l’ictus. Dal punto di vista Jedi è stato corrotto dal lato oscuro, ma i Sith non dovrebbero avere la stessa opportunità di far valere le proprie idee e convinzioni? Invece di abbandonarlo, bocciarlo, seguilo di più sto ragazzo no!? E invece se ne sono lavati le mani.
Potrei continuare con altri esempi ma credo che ciò che volevo esprimere sia chiaro: ogni Villain che si rispetti ha un bagaglio di esperienze di vita, di contesto, di istruzione, psicologiche e ideologiche complesso ed articolato; è per questo che i più affascinanti cattivi sono quelli per cui, il loro creatore, riesce a far conoscere o intuire al pubblico i loro disagi e dei motivi per cui siano diventati “cattivi”.
Ricordiamoci poi che i “cattivi” diventano tali perché qualcuno, che la pensa in modo diverso, cosi li etichetta e soprattutto che rovesciando il punto di vista cambia la storia.
Marco Bernardini