Post-it II Titanic 110 anni di storie ancora da raccontare

Certe tragedie rimangono impresse nei nostri occhi e nel nostro cuore senza averle mai provate di persona: in un mondo in cui le immagini hanno rimpiazzato in pianta stabile la realtà, la memoria collettiva si fonde con quella di ognuno di noi.

Ben diversi – e a pensarci ci sembrano preistorici, ma era l’altro ieri – i tempi dominati dal grande schermo che sapeva davvero infiammare il sentimento della massa, con film in grado di rifondare il modo stesso di percepire visivamente la realtà, facendocela (ri)vivere per via emotiva.

Quando pensiamo al naufragio del Titanic, le immagini che ci assalgono non possono che essere quelle create da James Cameron e dal suo staff di ingegneri, maestranze, tecnici e oceanografi…

James Cameron, da genio quale è, centellina il digitale (suggerendo l’orrore che si cela dietro l’uso sconsiderato dei mezzi tecnici) e filma il tutto su un transatlantico ricostruito con precisione puntigliosa, facendo leva sul mélo più passionale e sull’aura di buio e di morte impellente (fino alla messa in scena dell’apocalisse), con un senso dello spettacolo che rimane ineguagliato… Sceneggiatura scafata (anche nell’attraversare i diversi cliché), facce giuste nei ruoli chiave, fama (meritata) per i due protagonisti, musica leggendaria, realizzazione epocale: uno degli ultimi mastodonti “old style” usciti da Hollywood…

 

Simone Trevisiol 

 

 

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