“Ascoltavo l’altra sera un cantante, avevo gli occhi pieni di stupore…”
Questo incipit mi basta per prendere, gli oramai conosciuti, due piccioni con una fava. La frase è di Franco Battiato che esattamente tra due giorni (23 marzo 2022) avrebbe compiuto 77 anni, (un anno fa sull’Argante gli dedicammo uno speciale: clicca qui per leggerlo), tratta dal brano “Strani Giorni”. Mi torna comoda per la mia considerazione personale che tutto sommato vuole essere una domanda: “Ci stiamo auto-imponendo i tempi cupi o è una mia impressione?“.
Ero a casa e aspettavo da buon italiano medio l’inizio di “Pechino Express – La rotta dei sultani”, (si lo so la mia vita è finita in tristezza) su SkyUno, giovedì ore 21:15 poco prima però (avendo seguito anche Masterchef nei mesi precedenti, sempre più tristezza) replicano le puntate di un programma che dal profondo del mio cuore “schifo”. La ricerca spasmodica di talento, con un format comprato dall’estero. Ho già detto di essere anziano, ma l’Italia nel 1968 aveva inventato un programma molto più efficace per il nostro paese e per come siamo fatti, ammettiamolo: La Corrida – Dilettanti allo sbaraglio, ideato dalla mente geniale di Corrado Mantoni e dal fratello Riccardo. – Andato in onda per 11 anni in radio e sul secondo canale rai e poi passato a Mediaset tra la fine degli anni 80 e la fine degli anni 90, che sarebbe continuato fino al 2011 e anche oltre ma, a parte la conduzione di Scotti, le altre non fanno testo, anzi sarebbe meglio non ci fossero state. – Ma certo perchè no? A noi piace comprare i format dall’estero, sono più fighi e sopratutto impronunciabili (è cool: “Uh, che manrovescio! Stiamo seppellendo nell’Endemol generation” – Caparezza: Io diventerò qualcuno.). Potrei, ah se potrei fare un articolo sull’inutilità di questo programma e di tutti gli altri talent ma siamo qui per un altro motivo.
Torniamo a noi, non vi distraete, una ragazza entra in scena si siede al pianoforte fa sempre lo stesso giro d’accordi (il giro tristezza/manuale pratico cantato per il suicidio) che tra l’altro è l’attacco di Mad World (Gary Jules) e io mi distraggo come forma di protezione automatica per non spararmi solo che pochi istanti dopo inizia a cantare “Rumore” della Carrà. Si, si! Avete capito bene, è il rovescio totale della medaglia, forse è proprio una medaglia nuova. Avrò letto mille e una interviste di artisti o persone varie ed eventuali che hanno ringraziato/omaggiato la Carrà per averli salvati. Poiché chiusi in un profondo malessere nelle proprie camere tutti quanti noi inserendo un pezzo di Raffaella, Rumore fra i tanti, possiamo non solo abbattere i nostri momenti down ma rifondare la nostra esistenza su basi solide e collaudate al ritmo di note martellanti e senza sosta, fuori da ogni convenzionale malessere. Rumore è una medicina ayurvedica efficacissima e non si fa nessun omaggio alla Carrà a cantarla come se fossimo all’ingresso delle porte dell’inferno permanente. “Ma io so io” diceva il maestro, e la tv e sto cazzo aggiungo io, perché mentre le mie sensazioni nell’osservare erano di assoluto diniego, dentro lo schermo pianti e applausi scroscianti salutavano l’interprete. Standing ovations (che in quel programma avvengono anche per chi fa “Peti con le ascelle”) e parole come: omaggio bellissimo, struggente, indimenticabile (e chi se lo scorda) provenivano dalle casse del mio televisione ultra tecnologico e multifunzionante.
Questa cupezza musicale aiutata anche dall’assenza di colori (profondo blu e nero) la mia mente l’ha automaticamente collegata ad un’immagine che avevo visto scorrendo i social nel pomeriggio e che voglio condividere con voi. Siete pronti?
E’ chiaro che si tratta di una provocazione, uno scherzo… (Stefano Chianucci farà subito un pezzo per smentirmi) ma questa ricerca spasmodica del “nero” mi ha stancato! Allora ho pensato: ma fra duecento anni come chiameranno la nostra epoca? Ma sopratutto cosa caspita ci è capitato? Che fine hanno fatto i colori? Lo so che da Batman (Il nuovo The Batman con protagonista Robert Pattinson è uscito nelle sale il 3 Marzo del 2022) non si può pretendere l’arcobaleno o lo smarmellamento tipico di Duccio Patanè, ma quanto meno riuscire ad evitare un’operazione alla cataratta dopo averlo visto non sarebbe male. Credo quindi che al colore e al buon umore o alla voglia di incutere energia nell’arte sia capitata quella cosa che capita a tutti gli elementi che ci circondano: ne abbiamo abusato! Ora per rimediare ne cerchiamo la totale assenza, come un enorme colpo di spugna sul colore. Era la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70 e mentre il mondo del cinema o della televisione (variava di paese in paese) cominciava a trasmettere qualcosa a colori, nella vita reale il colore, l’energia, il ritmo, la musica travolgente, nuova e pulsante rappresentavano la normalità; poi tutto pian piano è diventato psichedelico, fino a trasformarsi in elettronico ma pur sempre totalmente luminoso, sempre di più… ancora di più. Fino a quando ci siamo spinti all’estremo e probabilmente è successo dopo i Queen, come un leggero piano inclinato, impercettibile all’occhio umano, ci ha fatto scivolare fino ad Adele (brava, bravissima… per carità ma dopo un po’ quegli attacchi di pianoforte che due coglioni) e poi non ci siamo mica fermati e ora cantiamo Rumore auto-fustigandoci i marroni.
Io non so voi, ma vorrei tornare da Lucia, nel cielo e con i diamanti. E’ possibile? Non lo so, sinceramente non credo. Però per farvi entrare nella mia percezione, adesso qui in basso vi metto i due link della versione di Rumore e poi rimaniamo che mi fate sapere…
Marco Giavatto
Rumore videoclip – Raffaella Carrà (originale 1974 – clicca qui per vederlo)
Versione di Tamì – Rumore (2022 – Italia’s Got Talent 12 – clicca qui per vederlo)