Il ‘sacro’ rito dello spettacolo teatrale, e più in generale della performance dal vivo, ha un intenso significato simbolico
che deriva principalmente dal suo essere innanzitutto un evento unico, mai uguale a se stesso. Per usare le parole di Vittorio Matteucci – che mi sono sempre sembrate il modo più semplice, ma anche più vero, per descrivere questo particolarissimo tipo di miracolo irripetibile, “il teatro è tutto vero, succede tutto in quel momento e soltanto quella volta”. Il teatro è un rituale condiviso, sia tra gli attori stessi che tra questi ed il pubblico. Tuttavia, una magia tutta particolare caratterizza anche ciò che, in teatro, avviene in luoghi meno accessibili ai non addetti ai lavori, celati agli occhi dei più. Si tratta di momenti più intimi e solitari, eppure – forse proprio in ragione di ciò – carichi di grande valore. Prima che lo spettacoli inizi si svolgono, infatti, tutta una serie di piccole cerimonie, di gestualità apparentemente di poco conto, che confluiscono tutte nell’istante importantissimo ed irripetibile che precede l’apertura del sipario.
Ogni attore ha la sua routine più o meno consolidata.
C’è chi aspetta la chiamata del direttore di scena chiuso nel proprio camerino senza parlare con nessuno e chi si ferma, invece, a scherzare con cast e tecnici nel corridoio. C’è chi beve due dita di whiskey con ghiaccio a digiuno, chi ordina un toast e chi invece si fa bastare un tè non zuccherato. C’è chi indossa il costume di scena con largo anticipo e chi aspetta l’ultimo minuto. C’è chi salta la corda con la musica sparata in cuffia, perso in un mondo tutto suo, e chi aspetta in silenzio, chi canta, chi fuma… Qualsiasi siano le abitudini dei singoli performer, però, devono essere e sono tutte caratterizzate da un rispetto assoluto per il lavoro dell’attore: disciplina è la parola chiave per la buona riuscita dello spettacolo, sempre, ma specialmente nell’ora che precede l’ingresso in scena.
A catturare per noi tali delicati istanti ci pensano, per fortuna, alcuni fotografi che per anni si sono dedicati ad immortalare non solo quello che avviene sul palcoscenico, ma anche ciò che accade prima che le luci si accendano. Ad esempio, il fotografo britannico Simon Annand (https://www.simonannand.com) ha trascorso decine di anni a contatto con le migliori compagnie ed i più famosi teatri inglesi, tra cui la Royal Shakespeare Company, Royal Court, National Theatre, Moscow Arts Theatre e molti altri. Ha così avuto un privilegiato accesso ai camerini di alcuni tra gli attori più conosciuti e più bravi al mondo. Tra i suoi scatti troviamo una carrellata di star indiscusse del cinema internazionale – Glenn Close, Olivia Colman, Kate Blanchett, Andrew Scott, Stephen Fry, Benedict Cumberbatch, Judi Dench, Phoebe Waller-Bridge – tutte immortalate nel camerino di qualche teatro londinese, nella mezz’ora che precede l’apertura del sipario. E’ così che il libro The Half – Photographs of Actors Preparing for the Stage racchiude 25 anni di lavoro dietro le quinte di Annand, un lavoro che viene portato avanti con grande sensibilità, proprio perché la presenza stessa del fotografo va ad inserirsi nel, e in un certo senso a modificare, il delicato equilibrio che caratterizza questo momento particolare della vita di un attore, in cui la concentrazione è più che mai fondamentale.
Una più recente pubblicazione di Annand, Time to Act – An Intimate Photographic Portrait of Actors Backstage
racchiude più di 200 ritratti di attori immortalati nel backstage in oltre 37 anni di carriera. E’ interessantissimo vedere come nessuna di queste fotografie sia, da una parte, completamente naturale, esiste sempre una mediazione compiuta dal fotografo stesso, in quanto è lui che sceglie quale dettaglio immortalare nella sua foto, da quale angolazione, a volte chiedendo agli attori come sedersi, o dove guardare, come emerge da questo video ‘backstage del backstage’. Qui vediamo Ben Winshaw e Andrew Scott alle prese con crema, dentifricio e altre preparazioni prima di calcare il palcoscenico in Cock (Royal Court).
Un altro fotografo che ha svolto un lavoro simile è Matt Humphrey (www.matthumphreyimages.com): visitando il suo sito o voltando le pagine del suo Curtain Call: A Year Backstage in London Theatre possiamo vedere Imelda Staunton che si lima le unghie, James McAvoy che attende dietro le quinte, David Suchet che si trasforma in Lady Bracknell.
Questi scorci di vita fuori dalla scena sono estremamente preziosi
perché ci mostrano un mondo di cui non facciamo, per lo più, parte, frammenti di quotidianità sempre giocati sul confine tra vero e non vero. Attraverso le fotografie osserviamo l’attore in quanto essere umano, eppure, a differenza di qualsiasi altro lavoratore immortalato nello svolgimento del suo lavoro, indossa già un po’ di trucco, ha già parte del costume addosso, si sta preparando per diventare altro da sé. Vi è un confine labile tra uomo o donna e attore, tra persona e personaggio, tra finzione e realtà nell’unico posto al mondo in cui le magie accadono per davvero e i prestigiatori non sono altro che persone ‘comuni’, che grazie a professionalità, disciplina e dedizione riescono a dar vita a ciò che non esiste. E poi le immagini sono importanti perché ci regalano una testimonianza senza tempo: là dove il teatro è qualcosa di unico ed irripetibile se non vi si assiste dal vivo, la fotografia ci renderà per sempre, immutabile, l’immagine di un giovane Jeremy Irons che fuma in accappatoio o di Gillian Anderson con i bigodini in testa: attori colti – più o meno consapevolmente – nel momento esatto in cui sono più vulnerabili e più straordinari di sempre.
Silvia Bedessi