Questa nostra nuova rubrica, L’Argante, nasce in un periodo che, come tutti sappiamo, per il teatro non è proprio rose e fiori. Ed è per questo che, oltre a dedicarci alle tante meraviglie che questo mondo ci riserva, è giusto anche prendere in considerazione le criticità e le difficoltà che ogni giorno vengono riscontrate. È bene discuterne, capirne i punti deboli e cercare, in qualche modo, di trovare soluzioni per rendere nuovamente il teatro fruibile e godibile per più persone possibile.
Questo 2020 non è sicuramente stato uno degli anni più fortunati per quanto riguarda il mondo delle arti, teatro compreso.
È ormai da marzo infatti che gli artisti e tutti i dipendenti dello spettacolo sono stati costretti a fermarsi, reinventarsi e cercare soluzioni alternative per portare avanti quella che è la loro professione.
Le sedie dei teatri con le X, le stagioni cancellate e le ore di prove gettate al vento rendono sicuramente l’atmosfera triste e malinconica, nonostante gli sforzi per provare a risollevarsi. Vedere che il settore artistico è ancora una volta quello che più viene penalizzato, scatena una giusta rabbia e indignazione.
Ciò che viene spesso dimenticato però è che non solo è stato colpito chi del teatro ne ha già fatto un mestiere, ma anche tutti coloro che, spinti da un passione o da semplice curiosità, hanno deciso di muovere i primi passi verso questo mondo.
La situazione dei corsi di formazione
I corsi di formazione teatrale infatti sono stati fra le prime attività ad essere fermate, e anche fra quelle che con più fatica stanno cercando di riprendersi. Molte scuole di teatro hanno deciso di non avviare nuovi corsi per quest’anno e anche quelle che a settembre, visto il clima un po’ più tranquillo, hanno voluto provarci, ora si vedono costrette a fermarsi nuovamente.
In questo modo l’avvicinamento delle persone al teatro, già raro di per sé, viene messo ancora più in crisi dal momento storico in cui ci troviamo, e soprattutto dalle drastiche soluzioni pensate per questo ambito.
Il mondo digitale può aiutarci?
Nonostante il mondo del web sia risultato molto utile in un periodo come questo, la formazione teatrale è quasi impossibile da riportare online. Il teatro ha bisogno di essere vivo e presente, trasmettere la sua vitalità, rendere partecipi tutti gli allievi e far in modo che essi interagiscano solamente attraverso uno schermo non è minimamente pensabile.
Le misure restrittive poi, non hanno reso vita facile a quei corsi che, dopo mesi di stop, hanno provato a ripartire. Fare una lezione di teatro dove il contatto con gli altri viene categoricamente negato non è semplice e rischia di non riuscire a creare quella complicità e quell’ascolto di cui quest’arte ha bisogno. Queste misure però, invece che come un impedimento, si possono vedere come una sfida e un’opportunità per trovare nuovi modi di creare un legame, pur stando lontani gli uni dagli altri. Questa situazione porterà forse ad un teatro più individuale, dove ognuno si concentrerà su se stesso. O al contrario farà crescere la voglia di collettività e accentuerà la nostra percezione verso gli altri, anche senza bisogno di contatto fisico.
Lo stop ai corsi di formazione teatrale è un grave danno sia per tutti gli insegnati che vivono di questa attività, sia per tutti quei bambini, ragazzi e persone in generale che in quelle poche ore di lezione a settimana trovano una valvola di sfogo.
Un futuro diverso. Nuovi assembramenti
È vero che la situazione attuale è estremamente difficile e gestire corsi di teatro in totale sicurezza sarebbe stato veramente complicato, ma è anche vero che in un periodo come questo, anche solo due ore a settimana di evasione da tutto ciò che ci circonda, sarebbe sicuramente utile per il benessere delle persone, che in quello spazio avrebbero forse ritrovato un po’ di tranquillità e spensieratezza.
Nonostante tutto però, dopo la più che giusta disperazione iniziale e il comprensibile scoraggiamento, è bene iniziare anche a pensare a come poter sfruttare al meglio questa situazione. Anche il mondo della formazione magari muterà; se la situazione va avanti così, si troveranno forse nuovi modi per creare complicità e nuove forme di “assembramento” consentite, creando così anche un nuovo modo di fare teatro.
Irene Bechi