L’Argante 206 Dal Manifesto di Ventotene a Piazza Fontana: storia, repressione e teatro

Dal Manifesto di Ventotene alla tragedia di Piazza Fontana: una storia di Resistenza, repressione e teatro

Nel pieno della Seconda guerra mondiale, mentre l’Europa era dilaniata dai totalitarismi e dalla violenza, un gruppo di antifascisti confinati sull’isola di Ventotene redigeva un documento destinato a segnare la storia: il Manifesto di Ventotene. Firmato nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, il Manifesto gettava le basi di un’Europa unita, fondata sulla libertà, sulla democrazia e sull’abolizione dei nazionalismi. In un’Italia oppressa dalla dittatura fascista, questo testo rappresentava un atto di straordinaria Resistenza intellettuale e politica, un sogno di pace e cooperazione che avrebbe ispirato la costruzione dell’Unione Europea.

Eppure, la storia della libertà e della democrazia in Italia non è stata lineare. Dopo la fine del regime fascista, le istituzioni repubblicane nate dalla Resistenza si trovarono a fronteggiare nuove sfide: tra queste, il difficile rapporto tra Stato e forze dell’ordine, il terrorismo, la strategia della tensione e le deviazioni antidemocratiche all’interno degli apparati dello Stato.

Carcere di Ventotene oggi

Il questore Guida: tra repressione e ambiguità

Nel contesto della fine degli anni ‘60, in un’Italia attraversata da forti tensioni sociali e politiche, una figura controversa emerge nel panorama della gestione dell’ordine pubblico: Marcello Guida, questore di Milano all’epoca della strage di Piazza Fontana.

Ma chi era Marcello Guida? Prima di ricoprire il ruolo di questore a Milano, Guida aveva avuto una carriera nell’apparato repressivo fascista. Durante il Ventennio, infatti, fu direttore del carcere di Ventotene, lo stesso luogo in cui Spinelli e Rossi avevano scritto il Manifesto di Ventotene. Un paradosso della storia: da una parte, i padri dell’Europa sognavano un mondo libero dalla repressione e dalla guerra, dall’altra, chi doveva controllarli sarebbe divenuto protagonista di alcune delle pagine più oscure della Repubblica italiana.

Arrivato a Milano negli anni più caldi della contestazione sociale, Guida divenne uno dei simboli della gestione autoritaria dell’ordine pubblico. Il 12 dicembre 1969, dopo l’esplosione di una bomba nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana – un attentato che segnò l’inizio della strategia della tensione – il questore Guida fu tra i responsabili della detenzione e degli interrogatori a tappeto contro militanti anarchici, tra cui Giuseppe Pinelli.

Dalla tragedia di Piazza Fontana alla morte di Pinelli

L’attentato di Piazza Fontana provocò la morte di 17 persone e il ferimento di 88. In un clima di caccia alle streghe, le forze dell’ordine – sotto la guida di Guida – arrestarono numerosi anarchici, tra cui Giuseppe Pinelli, ferroviere e attivista anarchico, trattenuto illegalmente per oltre 48 ore nella questura di Milano.

Nella notte tra il 15 e il 16 dicembre, Pinelli precipitò dal quarto piano della questura. La versione ufficiale, sostenuta inizialmente proprio da Marcello Guida, parlava di un suicidio, tesi smentita da numerose incongruenze e contraddizioni. Lo stesso questore affermò in conferenza stampa che Pinelli si era lanciato dalla finestra perché sentiva ormai imminente il suo arresto per l’attentato, una dichiarazione che si rivelò falsa, dato che l’anarchico era già stato scagionato. La morte di Pinelli divenne uno dei simboli più potenti degli abusi di potere e della repressione politica.

Al centro Marcello Guida durante le indagini di Piazza Fontana

Dario Fo e la satira come arma di resistenza

Nel clima di dolore e indignazione per la morte di Pinelli, il teatro civile trovò una delle sue espressioni più forti grazie a Dario Fo e Franca Rame. Nel 1970, Fo scrisse “Morte accidentale di un anarchico”, una delle sue opere più celebri, ispirata alla vicenda di Giuseppe Pinelli. Attraverso la satira, il dramma e l’ironia grottesca, la pièce smaschera le contraddizioni delle versioni ufficiali e denuncia la violenza dello Stato contro i suoi stessi cittadini.

Il protagonista della commedia è un folle, un personaggio istrionico e geniale che, fingendosi un giudice, riesce a incastrare i poliziotti responsabili delle menzogne sulla morte dell’anarchico. Il teatro di Fo, con la sua carica eversiva, diventa così un mezzo per restituire verità e giustizia laddove lo Stato aveva fallito o, peggio, occultato la realtà.

IGeneticamenteMortificati portano in scena “Morte accidentale di un anarchico”

A più di cinquant’anni dalla sua prima rappresentazione, “Morte accidentale di un anarchico” resta un’opera di sconvolgente attualità. Il suo messaggio continua a risuonare, specialmente in un’epoca in cui il rapporto tra potere e verità è ancora oggetto di dibattito e scontro.

La compagnia IGeneticamenteMortificati ha deciso di riproporre questo capolavoro teatrale con una nuova messa in scena, fedele al testo di Dario Fo ma arricchita da un’interpretazione intensa e dinamica. Dopo il grande successo all’EstateFiorentina ‘24, lo spettacolo tornerà sul palco del Teatro Reims di Firenze il 5 e 6 aprile 2025.

🎭 Date e orari:
📅 5 aprile 2025 – ore 21:00
📅 6 aprile 2025 – ore 17:00
📍 Teatro Reims, Firenze

🎟 Biglietti disponibili su:
TicketOne
Sito del Teatro Reims
Promo #AmiciMortificati 🎭https://www.igeneticamentemortificati.com/morte-accidentale-di-un-anarchico-spettacolo-teatrale-produzione-igeneticamenetemortificati/

📲 Prenotazioni via WhatsApp: 331 355 5390

Portare in scena “Morte accidentale di un anarchico” oggi significa non solo rendere omaggio alla memoria di Giuseppe Pinelli e alla satira corrosiva di Dario Fo, ma anche continuare a interrogarsi sul ruolo dello Stato, della giustizia e della verità in una società democratica.

Perché, come ci insegna la storia, la Resistenza non è mai finita: cambia solo le sue forme. E il teatro è una di esse.

Marco Giavatto

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