ll 28 Marzo 2025 debutta al Teatro Reims di Firenze, “Retrospettiva CSN&Y – Concerto Evento” realizzato dalla band Déjà Vu, uno spettacolo unico prodotto della nostra compagnia. Noi dell’Argante abbiamo colto l’occasione per incontrare i protagonisti dello spettacolo. Non perdetevi dunque i nostri SPECIALI per scoprire tutte le curiosità sullo concerto e non solo. Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Reims in data unica venerdì 28 Marzo ore 21.00
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La band Déjà Vu:
- Matteo Pancrazi: voce, chitarra acustica ed elettrica, pedal steel
- Gianfranco Politi: voce, chitarra acustica ed elettrica, armonica
- Serena Politi: voce
- Bernardo Cicchi: basso e voce
- Tiziano Fuscagni: batteria

Bernardo, nel corso degli anni hai esplorato diverse strade musicali. Cosa ti ha affascinato di questo progetto su Crosby, Stills, Nash & Young al punto di decidere di farne parte?
In realtà non ho avuto alcun bisogno di spinte, poichè la loro musica è una parte fondamentale della colonna sonora della mia adolescenza musicale. Suonare in questo concerto è quindi per me un po’ come chiudere un cerchio. Ricordo che ascoltavo Il primo album Crosby, Stills & Nash, in macchina, nello stereo a musicassette e fu l’apripista per CSNY, Joni Mitchell, i Jefferson Airplane. Poi l’ascolto dei dischi di Neil Young mi assorbì completamente per mesi. Ho suonato i suoi pezzi dal vivo fin dalle prime mie apparizioni su un palco, e più recentemente ho portato avanti anche una sorta di progetto-tributo alla sua musica, così quando ho rivisto Matteo a distanza di anni dal primo nostro contatto e mi ha proposto di suonare dal vivo con la sua band questo repertorio, non ci ho pensato due volte. Dejà Vu resta, secondo me, uno dei dischi più belli in assoluto nella storia della musica.
Matteo, in questo concerto passi con disinvoltura dalla chitarra elettrica all’acustica, ma a renderti davvero unico è la tua padronanza della pedal steel, uno strumento rarissimo in Italia. Cosa ti ha spinto ad avvicinarti a questo strumento così particolare e che ruolo ha avuto nel suono dei grandi gruppi della West Coast?
Esatto, in Italia siamo davvero in pochi a suonare la pedal steel! È uno strumento affascinante e complesso, nato dall’evoluzione della chitarra hawaiana, con pedali e livello che permettono di ottenere accordi minori e variazioni altrimenti impossibili sulle lap steel tradizionali.
Inizialmente protagonista nel western swing con leggende come Speedy West e Buddy Emmons (che sviluppò il celebre Emmons setup), la pedal steel si affermò poi nel country, adottando l’accordatura E9 con pionieri come Tom Brumley e Ralph Mooney.
Il suo ingresso nella scena californiana avviene grazie a due musicisti straordinari. Sneaky Pete Kleinow , il “Jimi Hendrix della pedal steel”, ha lasciato il segno con i Flying Burrito Brothers, i Byrds, Joni Mitchell e Jackson Browne, sperimentando persino con il fuzz. Jerry Garcia , invece, portò lo strumento nel rock psichedelico con i Grateful Dead e contribuì a brani iconici come Teach Your Children di CSNY, ricevendo in cambio da Nash la celebre Stratocaster Alligator . La sua pedal steel si può ascoltare anche su Laughing di David Crosby e nei dischi di Jefferson Airplane, Graham Nash e Stephen Stills.
Da strumento country a simbolo della psichedelia, la pedal steel ha lasciato un’impronta indelebile nel sound della West Coast!

Gianfranco, in quanto vero veterano dei Déjà Vu, chi meglio di te può raccontarci com’è nata l’idea di portare sul palco la magia di Crosby, Stills, Nash & Young? Cosa vi ha spinto a trasformare la loro musica in uno spettacolo teatrale?
All’inizio della nostra avventura musicale, più di dieci anni fa, i Déjà Vu erano una tribute band acustica proprio di CSNY. Per un paio d’anni abbiamo esplorato il loro repertorio, poi abbiamo deciso di ampliare gli orizzonti, includendo altri artisti dello stesso periodo e mantenendo un’impronta acustica.
Di recente, però, ci siamo resi conto che quel viaggio non era davvero concluso. Sentivamo il bisogno di tornare alle origini, ma con una nuova energia: così abbiamo deciso di riscoprire il repertorio di CSNY anche nella sua dimensione elettrica, coinvolgendo musicisti appassionati come Bernardo e Tiziano.
Guardandoci intorno, abbiamo notato che tra le tante tribute band italiane nessuna aveva mai affrontato in modo approfondito la musica di Crosby, Stills, Nash & Young. Da qui l’idea di portare questo progetto nei teatri, per far conoscere a un pubblico più ampio il loro straordinario lascito musicale e ricreare sul palco la magia di quelle armonie senza tempo.
Tiziano, con la tua esperienza e il tuo percorso musicale, cosa ti ha conquistato del mondo di Crosby, Stills, Nash & Young? Cosa ti ha spinto, da batterista, a immergerti in questo progetto e a dare il tuo ritmo a un suono così iconico?
Con la musica di CSNY ci sono cresciuto. È quella della mia generazione. Una musica meravigliosa, di altissimo livello e grande comunicazione. Nonostante che nel corso degli anni io abbia suonato tutti i molteplici generi, la loro musica mi è rimasta dentro e poterla suonare corona un sogno sospirato a lungo. Il simbolo di un periodo sempre ben vivo nel mio cuore e in quello di chi l’ha vissuto.

Serena, cosa rende la musica di Crosby, Stills, Nash & Young così attuale e potente ancora oggi? Qual è, secondo te, il valore di riportarla sul palco e farla rivivere al pubblico di oggi?
Credo che la bellezza sia senza tempo. Come professionista teatrale, mi impegno a far rivivere quella magia che, più di 50 anni fa, ha consacrato questa musica nella storia dell’umanità.
CSNY non sono solo note e armonie straordinarie, ma portavoce di un’epoca – quella tra gli anni ’60 e ’70 – carica di ideali, sogni e battaglie che hanno formato generazioni di giovani consapevoli del loro ruolo nel mondo. La storia della West Coast, del movimento hippy e del fermento culturale di quegli anni è la prova di come musica, arte e politica possono intrecciarsi lungo un unico binario, con una meta ben chiara: la pace e l’amore.
Oggi tutto questo può sembrare lontano, quasi fuori contesto, ma io credo sia più attuale che mai. Ricordare e celebrare quel periodo significa tenere vivo lo spirito di un’umanità che lottava attraverso la musica, che combatteva con una chitarra tra le mani e che, senza paura del giudizio, dava voce a milioni di cuori. E forse, in fondo, abbiamo ancora bisogno di quel coraggio.
Ernesto Censere
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