LeImpertinenti#12: “Morte Accidentale di un Anarchico”

Mercoledì 25 Settembre 2024, Sala dei Marmi – Firenze.

Dal 20 al 30 Settembre lo spettacolo è andato in scena per sei date in dieci giorni per l’EstateFiorentina’24 (con il contributo di ToscanaEnergia).

Morte accidentale di un anarchico ovvero pseudo recensione dello spettacolo
Foto di Massimiliano Sifone – In scena Simone Petri.

La mia conoscenza con Dario Fo e il suo Teatro risale al 1977. Allora, tredicenne, avevo già sentito parlare di questo attore e commediografo a scuola (scuole medie). Devo dire che la crescita culturale e politica dei ragazzi e ragazze negli anni ’70 è stata sicuramente molto potenziata dalla scuola, e non faccio retorica ma è pura verità. La prof. di Italiano che, ricordo con affetto e ringrazio ancora per i suoi preziosi insegnamenti, ci faceva conoscere gli storici scrittori e poeti italiani ma non solo: ci faceva portare 2 volte a settimana un quotidiano a nostra libera scelta , per poi leggerli in classe e scoprire le differenze d’interpretazione giornalistica, fra gli articoli riportanti la stessa notizia. Personalmente portavo  “Paese Sera” un giornale in odore di sinistra, perché sentivo di essere attratto da qualcosa in me, ancora in embrione, e poi perché in penultima pagina c’erano le vignette di Bonvi! (se volete approfondire l’argomento basta cliccare qui)

Proprio durante queste lezioni a scuola mi capitò di leggere gli articoli su una futura trasmissione in Rai degli spettacoli della compagnia Fo-Rame. Paese Sera accolse con vigore questa notizia, e parlava di Dario Fo e Franca Rame come grandi artisti, e ne elogiava la qualità e la volontà di rompere gli schemi del teatro italiano di quegli anni, con qualcosa di innovativo ma soprattutto diretto verso tutte le persone e non solo alle Élite intellettuali.

Foto di Massimiliano Sifone – Teatro delle Spiagge, Firenze. In scena Filippo Macigni, Simone Petri e Marco Giavatto.

In altri quotidiani invece si parlava di Fo e della sua compagnia come quasi di un arrembaggio alla Rai dell’anticristo e i suoi accoliti. Dei due articoli discordanti ovviamente scelsi il primo, e con scarsa gioia dei miei genitori, dal 22 aprile 1977, dopocena, ho assistito a “Mistero Buffo” e anche ad altre commedie di Fo nelle settimane seguenti. D’altra parte avevamo a disposizione solo un televisore in bianco e nero, e solo 2 canali a disposizione e trasvolo sul fatto di aver detto che dovevo vederlo per fare una ricerca per la scuola! Sono andato lungo come al solito perchè mentre sto scrivendo, sul piatto del giradischi ho messo un vinile del 1972 dal titolo “Il teatrino di Dario Fo” che raccoglie dei brani di Fo in coppia con Gaber e mi sono lasciato andare ai ricordi, quindi torno al presente per parlare dello spettacolo.

 

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

Questo lavoro si ispira all’arresto dei ferrovieri anarchici Giuseppe Pinelli e Valpreda accusati di aver piazzato le bombe che causarono nel dicembre 1969 la strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana a Milano. Durante l’interrogatorio durato per 48 ore, Pinelli morì precipitando da una finestra della questura, e sul mistero della dinamica di questo “incidente” sono state fatte molte speculazioni e indagini e Dario Fo, da buon giullare che si fa beffe del Potere, in breve tempo scrisse un copione su tutta la vicenda, mettendo in scena una ricostruzione satirica dei fatti. Il testo subirà più variazioni via via che l’indagine prenderà forma attingendo ai veri documenti procedurali dell’inchiesta in corso. Oltre ai personaggi dei funzionari delle forze dell’ordine presenti al fattaccio, viene aggiunto un elemento di disturbo, il personaggio del Matto interpretato dallo stesso Fo. Il Matto rappresenta un novello Puck shakespeariano, un folletto che con burle, inganni, facezie e travestimenti porterà i protagonisti della vicenda a svelare le loro responsabilità per l’accaduto. Lo spettacolo andò in scena la prima volta a Varese nel 1970 con il gruppo “La Comune” e rappresentato per più di un decennio in Italia e all’estero ed è stato probabilmente il più indagato e perseguitato fra i suoi lavori: più di 40 processi, intimidazioni e non solo verbali, poliziotti davanti ai teatri per non fare entrare gli spettatori: cosa che non è successa, per fortuna, all’ingresso della Sala dei Marmi, nel cuore del Parterre a Firenze per la messa in scena della compagnia IGeneticamenteMortificati con F.Catelani, F.Ferrati, M.Giavatto, F.Macigni, S.Petri e S.Politi con uno splendido apporto tecnico di Claudio Fornai per il disegno luci e la regia firmata dal collettivo degli attori or ora citati e la partecipazione di Irene Bechi e Giuliana Frasca, con un rimando romantico agli anni ’70 quando l’arte era spesso condivisione.

Marco Giavatto e Fulvio Ferrati

La grande stanza che ospita l’evento insieme alla scenografia essenziale composta da una scrivania, un telefono, dei drappi di stoffa e tre sedie, riportano direttamente agli anni ’70 ,quando la cultura era veramente di e per tutti, e vanno a ricreare l’atmosfera giusta per questo grande esempio di teatro civile che al di là dello sberleffo e provocazione, racconta una delle tante pagine scure della nostra storia italiana. Lo spettacolo inizia con in scena il poliziotto-segretario imbranato (interpretato da Filippo Macigni) e il duro funzionario Bertozzo (Simone Petri) alle prese con gli sproloqui del “Matto” (Marco Giavatto), accusato di fare uso di false identità e professioni a scopo di lucro, ma quest’ultimo, con grande dote affabulatoria riesce a farsi buttare fuori dalla questura. Poco dopo, però rientra nell’ufficio trovandolo deserto e si riappropria dei suoi documenti e straccia quelli delle sue pendenze legali. Nel mentre, spacciandosi per un collega di Bertozzo, risponde a una telefonata che annuncia l’arrivo da Roma di un giudice per la revisione dell’incidente con l’anarchico. Il Matto trova anche le cartelle dei verbali del caso e le mette in borsa. Se questo prologo si mantiene su un livello brillante ma misurato, con l’ingresso degli altri personaggi il funzionario Dolcevita (Fulvio Ferrati), il Questore Guida (Filippo Catelani) , e il Matto che si presenta come il Giudice di Roma, entriamo nel vivo della ricostruzione dei fatti e parte una sorprendente girandola di gag, di equivoci e di dialoghi serrati, che culminerà nell’inno dell’anarchia cantato in coro a piena voce a chiudere il primo atto e far scattare l’applauso forte e prolungato.

Foto di Massimiliano Sifone

Il secondo atto vede l’ingresso in scena della giornalista che deve scrivere un articolo sul caso e di un nuovo provvidenziale travestimento del Matto: da Giudice a Capitano della scientifica con tanto di benda sull’occhio, baffi finti e mano di legno! Senza rinunciare a qualche gag, l’intervento del personaggio della giornalista (Serena Politi) con le sue domande dirette, pacate, ma ingombranti, conduce il pubblico al vero centro delle ipotesi, dei dubbi su omicidio o suicidio, e su come non ci sia stata la volontà di dare un volto o dei nomi ai responsabili. Dopo questa pausa (diremmo di riflessione), si vola al finale e riprende il caos, nuovamente scatenato dal Matto, con tutti gli attori in scena che si prendono i meritati e sinceri applausi del pubblico.

Conclusioni:

Per quanto riguarda gli attori tutti, nessuno escluso, sento e penso che non hanno solo recitato con bravura una parte di un copione, ma ci hanno messo anche cuore in questo difficile progetto, rendendolo credibile, realistico. Voglio dire che non ho visto solo uno spettacolo fatto bene, con i costumi azzeccati, con gli attori centrati per i ruoli, con una regia collettiva precisa e attenta a non sconfinare nell’imitazione dell’originale, ma una performance degna dell’approvazione delle persone che come me hanno vissuto quegli anni in prima persona, e anche dei numerosi giovani presenti in sala, che forse senza rendersene conto, hanno incontrato il vero e genuino teatro civile e di denuncia ,senza fronzoli o patinati dal tempo. Mi auguro che questo impegno da parte de IGeneticamenteMortificati prosegua nel tempo.

Blaco Massimo

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