La lunga disputa tra Pinocchio e la Disney
La Guerra é ormai risolta da tempo, la notizia e’ stata riportata da tutti i giornali ma, molti ancora non conoscono l’esatta storia di pinocchio o meglio della disputa che c’e’ stata tra la fondazione Collodi ed il colosso U.S.A che aveva registrato il marchio nel lontano 1943, come fosse il suo.
Abbiamo raccolto la testimonianza del Dott. Pier Francesco Bernacchi Presidente della FONDAZIONE NAZIONALE CARLO COLLODI, (ente gratuito culturale dello Stato).
Il Dott. Bernacchi durante l’intervista, ci racconta come si sono svolti i fatti:
“Nel 1943 la Disney fa un film su Pinocchio da proporre alle truppe americane che si trovavano in Europa durante la seconda guerra mondiale. Realizza Pinocchio, perche’ ha capito che l’accattivante burattino con il costume alla tirolese, e’ gia’ famoso in tutta Europa e nel Mondo. Il romanzo di Carlo Lorenzini in arte Carlo Collodi, risulta il piu’ tradotto al mondo dopo la Bibbia. Gli americani si informano di chi fosse la proprieta’ della parola “pinocchio” e scoprono che proprio nel 1943 scade la ricorrenza dalla nascita del libro pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1883. Quale occasione migliore? Zitti, zitti, fanno il film e si vanno a registrare l’immagine della parola Pinocchio come fosse la loro. Il governo italiano di allora o i proprietari che avrebbero potuto essere anche dei privati, un po’ addormentati forse, non avevano pensato di registrare il marchio. Nessuno fece ricorso e quindi Pinocchio divenne definitivamente americano o meglio della multinazionale statunitense The Walt Disney Company”
“Nel frattempo, negli anni sessanta nasce la Fondazione Collodi che immediatamente realizza tra le tante cose il grande parco. A quel punto dissi, stiamo crescendo, perche’ non andiamo all’estero per farci conoscere e diamo vita ad un nostro marchio registrato definitivamente? Il pensiero era costante. A metà degli anni novanta lavorai molto sull’ampliamento del parco. Seguo la fondazione dal 1978 e sono presidente da una decina d’anni. Quelli che mi hanno preceduto e che si sono alternati erano tutte persone di elevata capacità culturale. Nei primi anni 2000, mi decido: deposito il primo marchio italiano. La Disney a quel punto si oppone subito e dopo il ricorso, io perdo. Il tribunale dice no al Marchio italiano, Pinocchio rimane a tutti gli effeti della Disney.
Ho perseguito la procedura di registrazione più volte, realizzando anche un altro marchio, pur sempre perdendo. Non ho mai perso le speranze, nonostante l’Associazione Collodi stesse sostenendo spese inutili e a quel punto decisi di rinunciare. Successivamente, in occasione dell’ anno dedicato alla “Cultura Italiana in America” furono fatte oltre duemila proposte da Associazioni provenienti da molte località italiane, ne furono scelte all’incirca 70 tra queste la mia, quella della Fondazione Collodi. Con l’aiuto dei miei amici della Scala di Milano e grazie allo loro collaborazione unendo le nostre forze, organizzammo uno spettacolo da poter proporre. Si trattava di un balletto con cinque musicisti ed un attore narrante. La cosa piacque e andammo Washington, a quella giornata dedicata alla cultura italiana c’era Hilary Clinton, feci in modo di incontrarla e ci fu così un suo interessamento alla nostra vicenda. Rientrato in Italia dopo pochi giorni fui cercato dall’Ufficio Marchi della Disney. La notizia che mi venne comunicata era esplosiva, grande felicità. La Disney era finalmente d’accordo, potevo concordare ben cinque marchi che oggi sono depositati come proprietà della Fondazione Collodi. Marchi che riguardano la cultura, la letteratura, il commercio ed altri argomenti.”
Adesso La fiaba ed il libro sono nostri ufficialmente, ma Collodi e la sua storia sono un patrimonio che appartiene all’umanità. L’opera della Fondazione Collodiana, come ente nonprofit, si dedica a promuovere la cultura dei bambini e degli adulti. Pinocchio è una grande favola con un valore universale, relegarlo ad un luogo, gli toglierebbe l’internazionalità. Abbiamo tutti da imparare qualcosa da Pinocchio. C’è un luogo fisico con un parco e quello rimarrà. Dopodiché, Pinocchio non è retaggio della Regione Toscana o dell’Italia. Inoltre, bisogna sempre partire da Carlo Lorenzini, il quale non ha mai citato un luogo fisico specificando un nome. Pinocchio, è un cittadino del mondo e del tempo moderno più che mai. La Fondazione Nazionale Carlo Collodi e’ stata a Los Angeles presso la Disney il 27 gennaio 2023. L’associazione promuove e sviluppa collaborazioni in tutto il mondo, anche con 98 istituti italiani di cultura, sparsi nel globo. Oggi, Stiamo lavorando con la Disney. Abbiamo realizzato molte forme di collaborazione, mostre e d’eventi. L’affluenza di pubblico al Parco di Collodi è sempre grande, arrivano persone da tutti i paesi d’Europa . Abbiamo pubblicato con l’Enciclopedia Treccani un paio di mesi fa l’ultima ricerca fatta su Pinocchio, le traduzioni nel mondo. Il globo è stato diviso in 150 parti, siamo arrivati a tradurre, interpretare oltre 600 idiomi e dialetti quasi duecento le traduzioni linguistiche.
Dott. Bernacchi quale tipo di rapporto ha lei con lo scapestrato burattino, l’hai in qualche modo amato?
Dietro Pinocchio, c’è tanto lavoro, mi sono innamorato se si vuol parlare di innamoramento, della fondamentale struttura culturale che la Fondazione Collodi piano piano durante gli anni, ha assunto e costruito nel mondo. Ho letto il romanzo per la prima volta da bambino ed ho imparato che non si devono dire le bugie perché si allunga il naso. Pinocchio va letto, io lo faccio almeno ogni dieci anni. Alla fiaba di Pinocchio si riesce a dare un senso profondo solo quando si raggiungono gli ottant’anni. E’ un romanzo per adulti e non per ragazzi. Carlo Lorenzini lo scrisse due anni prima di morire nel pieno delle sue capacità intellettuali . Pinocchio è un libro di insegnamento, di preparazione e di formazione alla vita.”
Collodi si trova in Toscana, una piccola frazione del comune di Pescia, in provincia di Pistoia.
Il parco rimane aperto anche per le prossime festività, inclusi i giorni di Natale, Santo Stefano, Capodanno e l’Epifania.
Laura Privileggi