EstateFiorentina’24 – Morte Accidentale di un Anarchico. Intervista di Laura Privileggi

La Compagnia Teatrale “IGENETICAMENTE MORTIFICATI

presenta a Firenze
MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

Dario Fo e Franca Rame

 

La commedia fa parte della Rassegna EstateFiorentina 2024, sei date in dieci giorni per i quartieri di Firenze, grazie al contributo del Comune di Firenze e al confinanziamento di Toscana Energia. A partire dal 20 settembre (le altre date 21,22,25,28 e 30 settembre) al Cinema Teatro San Quirico, The Square, Teatro delle Spiagge, Sala dei Marmi, Teatro Affratellamento e Spazio Culturale il Kantiere.

 

 

Con: Serena Politi, Filippo Catelani, Fulvio Ferrati, Marco Giavatto, Filippo Macigni, Simone Petri. Regia di Michele Redaelli, aiuto regia Irene Bechi, il progetto luci di Claudio Fornai, produzione e organizzazione Giuliana Frasca e Gianfranco Politi. FOTO DI MASSIMILIANO SIFONE
LO SPETTACOLO

Si tratta di una delle piece teatrali più famose di Dario Fo e Franca Rame. L’azione si svolge in una stanza della questura di Milano avvolta da un’atmosfera particolare di color cremisi, grazie al progetto luci. Al lato della scena c’è una scrivania con sopra la macchina da scrivere, fogli e scartoffie, qualche seggiola, un appendiabiti. Sul fondo la porta dell’ufficio e lateralmente sulla quinta di sinistra, una grande finestra realizzata con della tela color rosso fuoco strappata nel centro, una fessura, un lungo taglio verticale. Si tratta di un taglio netto, che sta a rappresentare la via di fuga sulla quale si concentra il dramma. Quella finestra recisa e aperta da uno spiraglio sulla verità e sul dolore ricorda l’arte concettuale, quel concetto o pensiero spaziale di “attesa” che ritroviamo nei famosi tagli dell’artista Lucio Fontana (forse non a caso essendo l’artista Argentino molto legato alla città di Milano). Perché è di attesa della verità che tratta l’opera.

Taglio su tela L.Fontana. Milano

Il contesto storico ci riporta agli anni settanta durante il clima di tensione vissuto nel capoluogo lombardo a seguito della strage di Piazza Fontana avvenuta il 12 dicembre 1969. In quell’occasione l’anarchico Giuseppe Pinelli indagato, venne fermato dalla polizia e dopo molte ore di interrogatorio accadde un fatto tragico, le cronache raccontano che l’uomo, forse in preda alla disperazione, si fosse buttato dalla finestra. Nel 1975 l’inchiesta del giudice Gerardo D’ambrosio si concluse identificando la causa della morte dell’anarchico come “malore attivo” un suicidio quindi, un volo dal quarto piano. Da allora le circostanze della caduta e della morte di Giuseppe Pinelli hanno destato nell’opinione pubblica dubbi e sospetti, per motivi ancora oggi poco chiari. Si tratta di uno degli episodi più controversi della storia italiana dal dopoguerra. La “morte accidentale” a cui allude il titolo dell’opera ci porta a riflettere a interrogarci non solo sul caso specifico giudiziario ma su di un periodo storico difficile da decifrare e consegnare agli archivi. Suicidio o omicidio? Il senso di ingiustizia, la rabbia nascosta, emerge con forza dal personaggio e dall’interpretazione di Marco Giavatto. Si è proprio lui “Il matto” che il commissario Bertozzo minaccia di arrestare. Il dissennato, il filo conduttore dell’intera commedia composta da un cast è eccezionale.

 

TRAMA

La trama vuole che il folle, venga fermato perché malato di una fantomatica “istriomania”, ossia il bisogno irrefrenabile di spacciarsi per altre persone. Spazientito dai rocamboleschi ragionamenti di questo bizzarro individuo, il commissario Bertozzo ne ordina il rilascio: l’uomo a quel punto si ritrova da solo nella stanza del commissario e ne approfitta per impossessarsi di alcuni importanti documenti relativi alla morte di un anarchico caduto da una finestra nel corso di un interrogatorio della polizia in contesti inspiegabili. Si susseguono intrecci e situazioni paradossali dove “ il matto” fa credere al questore e ai poliziotti presenti nell’ufficio di essere l’ispettore del ministero venuto a riaprire il difficile caso, per risolverlo definitivamente. Fingendo di cercare una soluzione, riesce a fare ammettere le contraddizioni esistenti nei verbali ufficiali collocando così in ridicolo le dichiarazioni già di pubblico dominio. Accade però che il questore debba ricevere una nota giornalista conosciuta per la sua caparbietà, interpretata da Serena Politi. Con la stessa tenacia e ostinazione l’abile giornalista mette in dubbio le dichiarazioni riguardanti il caso, determinata a scoprire la verità. Mentre il questore decide di rinviare l’intervista, il matto suggerisce loro di non farlo e dopo nuove peripezie ed invenzioni, egli si spaccerà per il capo della polizia scientifica. Si genera così una situazione da commedia degli equivoci, nessuno infatti crede più a ciò che dice quell’uomo eccentrico il quale continua a fare il doppio gioco. Da una parte, finge di voler salvaguardare la faccia dei rappresentanti dell’ordine, ma in realtà fa delle provocazioni di fronte alle incalzanti insinuazioni della giornalista convinta che l’anarchico sia stato ucciso. La commedia scorre velocemente tra risate ed applausi, finisce con un colpo di scena tutto da scoprire.

MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

E’ una tragica farsa da non perdere, un’ora e mezza di black humor come direbbero gli inglesi. Quella forma di umorismo che tratta eventi considerati molto seri con comicità. Marco Giavatto, l’interprete principale, riesce a tirar fuori tutto il sarcasmo del suo personaggio, a ridicolizzare con candore le altre figure della storia che con la loro capacità escogitano stravaganti macchinazioni pur di sfuggire alla verità. “Un’opera dove convivono riso e dolore grandezza e miseria” Dario Fo, definì così la commedia quando la realizzò.

INTERVISTA

A Giavatto ho chiesto come sia nata l’idea di portare in scena questa storia avvincente e complicata, un’opera che da molti anni non si vedeva sui palcoscenici italiani la prima volta fu rappresentata il 5 dicembre a Varese da Dario Fo:

“L’idea è nata durante il periodo del Covid, quattro anni fa, nel 2019, quando portai in scena uno spettacolo scritto da me tratto da un fatto reale di cronaca civile e politica, intitolato “Il fantasma di Zappolino”. Ho attinto dalle trascrizioni delle interrogazioni parlamentari nonché dai dibattimenti processuali delle persone presenti alla famosa “seduta spiritica” che svelò il luogo dove poteva essere stato segregato l’onorevole Aldo Moro. Era una commedia quasi documentaristica, storica e drammatica. Anche questa però ironica, paradossale sottoforma di farsa. Durante la pandemia sono stato a casa e ho visto molti spettacoli, ne ho studiati tanti, ho recuperato un po’ di testi che non avevo ancora letto. Una sera vidi “Morte Accidentale di un Anarchico” ed ho capito che con Zappolino non mi ero inventato niente, nel leggere il testo ero incredulo ed estasiato allo stesso tempo. La base della drammaturgia era la stessa, ovviamente c’era di mezzo uno straordinario Dario Fo. Da quel momento ho iniziato a cercare la finestra giusta per allestire il mio spettacolo grazie all’Estate Fiorentina ’24 e alla collaborazione del Teatro di Ponte a Ema e di Teatrarci. Un sentito ringraziamento va soprattutto a mia moglie, l’attrice Serena Politi e a Gianfranco Politi che insieme a me si sono occupati della produzione. Sono stati un prezioso aiuto.”

Marco, cosa ti ha lasciato questo intenso lavoro, quali emozioni, quale tipo di esperienza è stata per te, sia come uomo che come attore?

“E’ stato un lavoro intenso che mi ha lasciato la consapevolezza di misurarmi con un autore come Dario Fo che all’inizio ha generato in me delle titubanze. Ma nonostante ciò ci siamo buttati in questa avventura anche se la nostra compagnia è giovane ma già con tanta esperienza. “

FOTO DI MASSIMILIANO SIFONE
Avete ricevuto un grande successo di pubblico e di critica sin dalla prima rappresentazione nonostante vi definiate dei dilettanti, a parere del pubblico che vi segue da anni, lo siete solo nel termine burocratico del termine. Non avete niente da invidiare a chi gioca sul piano del professionismo. Oggi fare teatro impegnato come state facendo voi non è facile siete attori ma anche persone che nella vita hanno il loro lavoro da portare avanti. Marco, Il tuo personaggio ritornando alla commedia, l’hai realizzato in modo originale, tutto tuo, come ti piace sottolineare. Sei d’accordo?

Si certo, l’ho fatto a modo mio con le mie caratteristiche e poi ho avuto la fortuna di avere al mio fianco un cast strepitoso. Io mi adagio moltissimo all’energia che emanano i miei compagni di scena, prendo e restituisco ritmo. E’ un flusso, un vigore che si crea sul palco e che circola fra di noi.”

Dal punto di vista politico secondo te per quale motivo deve essere ricordata la tua commedia?

“Per la sua importanza storica che si può collegare ai tempi che stiamo vivendo. Oggi si tende a dimenticare gli eventi storici. Amo la storia del nostro paese, anche quella più recente quella che non è stata capace di darci le risposte che volevamo. La storia però non dà risposte . E’ una lunga ricerca piena di attese senza risposte. Non dobbiamo per questo dimenticare o far finta che non sia successo quel fatto, quel crimine, quei soprusi. Chi si occupa di teatro come me ha la possibilità di “far ricordare” raccontando sulla scena quello che è accaduto in passato. Ho la sensazione che l’attuale governo per alcuni aspetti stia facendo gli stessi errori avvenuti durante la prima repubblica. Negli anni sessanta e settanta essere ragazzi impegnati politicamente era pericoloso se avevi idee che andavano controcorrente. Spero che, portare in scena MORTE ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO possa servire. Credo si debba far conoscere alle nuove generazioni le cronache dell’epoca, gli episodi principali di questa storia vissuta dall’anarchico Pinelli. Fatti gravi che non vanno seppelliti nell’oblio del tempo. Oggi il ridicolo sta nell’espressione del potere, non tanto da chi lo esercita, ma da chi pretende una posizione sociale ed è alla ricerca costante della notorietà da tutto ciò che lo distingua dalla massa. Mi accorgo spesso che tanti si danno importanza dicendo: sono amico di quel ministro, oppure del suo portaborse, o racconta di essere stato un parlamentare o ancora di avere amicizie eccellenti ed altolocate. Lo fa per darsi un tono e non per occuparsi propriamente della cosa pubblica. Negli anni settanta al potere esistevano i “riciclati” del fascismo e al tempo stesso coloro i quali la resistenza l’avevano combattuta e sostenuta. Oggi a mio avviso non c’è niente, mancano nuovi ideali, nuove idee per cui vivere e lottare. Questo mi spaventa.”

FOTO DI MASSIMILIANO SIFONE
Marco, quale sarà il vostro prossimo spettacolo?

“Dopo questa mia ultima esperienza teatrale, abbiamo già degli impegni con il Teatro Reims di Firenze nei mesi di gennaio – febbraio 2025. Ci misureremo con Domenico Starnone scrittore e sceneggiatore ed il suo testo più conosciuto “La Scuola”.

Ricordo a tutti gli interessati di consultare il sito per seguire le nostre prossime programmazioni teatrali.

Laura Privileggi

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