Dal bullismo all’evoluzione queer
Dalle biografie sappiamo che Kurt è stato, in adolescenza, vittima di bullismo a scuola. Una cosa normale per chi frequenta istituti di periferia e ha un carattere non proprio uniformato alla norma. Tra le vessazioni che era costretto a subire si ritrovava spesso apostrofato, in senso dispregiativo, come “gay”; veniva sistematicamente picchiato insieme al suo amico Mayer Loften, l’unico ragazzo dichiaratamente omosessuale della scuola. La reazione di Kurt a questi soprusi fu, però, piena di estro: invece di cambiare le sue frequentazioni, rivendicò la posizione che gli era stata affibbiata, travestendosi da donna per provocazione o scrivendo «God is gay» e «homosex rules» sui muri della città, atto per il quale fu anche fermato dalla polizia.
Non sono gay, ma vorrei esserlo solo per fare incazzare gli omofobi
Nei propri diari pubblicati anni dopo la sua morte, scrisse che non si era mai considerato come “gay”, ma di certo amava proclamarsi tale per combattere l’omofobia e il pregiudizio diffuso dalla religione cattolica. La parola “gay” Kurt la inserisce spessissimo nei versi delle sue canzoni -«God is gay» in Stay Away o «What else should I say? Everyone is gay» in All Apologies tra le tante–. La costruzione di un’identità in senso queer per Kurt Cobain si andò costituendosi, dunque, per “obiezione”.
Il libretto di Incisticide: una dichiarazione di intenti
Nelle prime edizioni fino al 1998 Kurt fa pubblicare all’interno delle note dell’album Incisticide un contro appello ai potenziali ascoltatori:
Ho una richiesta per i nostri fan! Se qualcuno di voi odia i Gay, le persone di diverso colore o le donne, ci faccia il favore, ci lasci in pace. Smetta di ascoltarci e non venga mai più ai nostri concerti.
Si dichiara a favore dei diritti LGBTQ+, e in più occasioni si bacia a favore di telecamera con il collega Chris Novoselic; nel 1992 i Nirvana si esibiscono in un concerto di beneficienza per protestare contro una misura che chiedeva a tutti gli stati di trattare l’omosessualità come “innaturale e perversa”.
Contro il rock machista e sessista
Kurt sarà precursore dei tempi. Fino ad allora l’immagine tradizionale delle rock star è quella di uomini con capelli cotonati, muscoli in vista ed eccessi machisti. Il rock duro pestava su tematiche tutt’altro che sociali. L’attivismo politico era prerogativa di un certo tipo di cantanti pop o folk. Con Kurt cambia tutto.
L’idea che si potesse fare musica aggressiva, dura e rumorosa ed essere alleati di un certo tipo di diritti sembrava una cosa rivoluzionaria.
Aaron Hamburger
Esempio lampante di band machista e sessista per Kurt erano i rivali Guns and Roses. Non tardò a definirli in diverse occasioni un gruppo fascista, razzista e omofobo (in effetti il brano One in a Million, incluso nell’album dei Guns N’ Roses intitolato “G N’ R Lies” del 1988, ha suscitato molte polemiche per i suoi contenuti controversi – i testi contengono termini razzisti e omofobi, inclusi attacchi contro le minoranze etniche e sessuali-). Uno degli episodi più noti della loro rivalità avvenne agli MTV Video Music Awards del 1992. Durante l’evento, ci fu un confronto tra Cobain e Rose dietro le quinte. Rose insultò Cobain e Courtney Love (la moglie di Cobain), minacciandoli e provocandoli. Questo episodio contribuì a esacerbare la tensione tra i due. Cobain fece diverse dichiarazioni pubbliche contro i Guns N’ Roses, criticando il loro stile di vita e i loro testi. Li accusò di perpetuare atteggiamenti tossici e di essere parte di un’industria musicale che lui disprezzava. Axl, d’altra parte, rispose con insulti personali e attacchi verbali, alimentando ulteriormente la rivalità.
Kurt femminista
Sebbene non si sia identificato esplicitamente come femminista, le sue azioni e le sue parole hanno spesso indicato un’empatia verso le lotte e le esperienze delle donne. Le canzoni dei Nirvana spesso affrontano i problemi legati al genere. Polly, ad esempio, esplora la violenza contro le donne; Sappy, (che non finì su nessun album a causa del maniacale perfezionismo del front-man), racconta i tentativi di una donna di soddisfare le esigenze del marito, salvo poi ritrovarsi umiliata nella gabbia di un matrimonio patriarcale: «He’ll keep you in a jar and you’ll think you’re happy now you’re in a laundry room».
La moglie di Cobain, Courtney Love, era anche lei stessa una musicista e un’icona del movimento grunge. La loro relazione pubblica e privata ha mostrato un sostegno reciproco e un’equità di ruolo che sfidava le tradizionali dinamiche di genere dell’industria musicale. L’immagine pubblica di Cobain, caratterizzata da un aspetto trasandato e non convenzionale, sfidava le norme tradizionali di mascolinità e bellezza imposte dalla società. Questo ha contribuito a riaffermare la sua visione di un’identità personale libera da stereotipi di genere.
Kurt Cobain è ricordato come una figura che ha sfidato le norme di genere e ha contribuito a una maggiore consapevolezza delle questioni di uguaglianza di genere nel mondo della musica e oltre. La sua musica e il suo messaggio continuano a ispirare e influenzare molte persone che lottano per l’equità di genere e per una società più inclusiva.
Con un la sua libertà espressiva, la sua estetica, i suoi pensieri più intimisti e liberali, Kurt ha instillato nei giovani di tutto il mondo un’idea: se tutto va male, se non ti senti compreso dal mondo, se ti senti costantemente in pericolo perché dichiarato “diverso”, c’è qualcuno, nella città di Seattle, con una camicia di flanella e una chitarra che in qualche modo sta vivendo la stessa cosa e ti presterà la sua voce affinché anche tu possa trovare la tua.
Serena Politi