Oramai la saga di Rocky raschia completamente il fondo del barile, fino a partorire il suo film meno riuscito in assoluto. Come gli altri capitoli, il film inizia con il finale del film precedente.
Simone T.
Uscito al cinema il 27 novembre 1985. Nonostante la ripetitività, citata da Simone, il quarto episodio entusiasmò i fan come mai nessun Rocky prima (ne tanto meno dopo) riuscì a fare. Il film è stato il più proficuo della serie in patria con un incasso globale di 127,8 milioni di dollari. Globalmente ha incassato 300 milioni di dollari, divenendo il film sportivo più proficuo fino al 2009, superato da The Blind Side (altri anni e altri incassi).
Il concetto è chiaro: il valore di un uomo non si misura dalla sua gentilezza, ma dal fatto che riesca a vincere sull’avversario, spinto dal proprio orgoglio personale.
Simone T.
L’orgoglio personale può aver spinto Rocky in Russia a combattere contro la montagna umana: Ivan Drago. Il tutto è però ben nascosto dalla recente morte di Apollo e dalla narrativa americana, ancora molta in vota a metà degli anni ’80, ovvero: Stati uniti vs Urss. Se dovessimo sintetizzare il film in maniera poco meritevole diremmo questo: “C’è un atleta americano, che vendica un altro atleta americano morto per mano del peggior nemico di uno statunitense in piena guerra fredda ovvero un russo. Il primo americano citato Rocky, sfida le leggi della fisica (Ivan Drago è veramente una bestia), pur di tenere il punto: la Russia non fa paura, anche a costo di rimetterci la pelle”.
Il tutto si scontra con quello che nel primo Rocky era stato espresso: ovvero la vittoria della propria gentilezza, della propria umiltà, su un industria dello sport e dello spettacolo malate, rispetto ai valori dello sport espressi. L’industria dello spettacolo che costringeva l’individuo a farsi violento.
Simone T.
Tutto corretto, però il film piace o meglio rimane un cult, perchè? Forse per la scelta delle musiche che appaiono oggi particolarmente superate, forse la capacità di Stallone di dare in pasto al pubblico quello che realmente vuole: un combattimento finale con qualcosa di sempre più insuperabile. Nella fattispecie un russo di 2 metri, che in pratica è una macchia e fa anche uso di doping. Fortuna o capacità di carpire i bisogni di un pubblico che vede lentamente spegnersi le proprie capacità critiche?
La casa e gli oggetti di Rocky (il robot regalato al cognato per il suo compleanno), fin dall’inizio del film sono il simbolo del consumismo. Tutto ricorda al pubblico che Rocky e Adriana (divenuti due borghesi arricchiti nell’ideologia Reganiana) si sono arricchiti. Troviamo sulle scene iniziali un’idea di regia che ci piace, con il figlio di Rocky che riprende il compleanno con una propria videocamera. Un rimbalzo di inquadrature interessante.
Simone T.
Opulenza che crea il pretesto drammaturgico tra quello che possiedono e la voglia di combattere, l’arrivo di Apollo, la visione del primo incontro nello studio di Rocky, porta tutto su un piano diverso, forse facilmente collegabile: ritorniamo a come eravamo, perchè siamo nati con l’istinto omicida e dobbiamo combattere finchè possiamo, letteralmente vista la fine che farà poco dopo Apollo.
Sceneggiatura raggelante, fotografia sempre più plastificata. Montaggio che è quasi dormiente, per una regia che risulta essere quasi automatica (a parte quale trovatina che sveglia dal torpore). Un film parassitario dal punto di vista drammaturgico. Vive dei capitoli precedenti. Anche il messaggio finale arriva in ritardo.
Simone T.
Curiosità:
Stallone pensava che sarebbe stata una buona idea per lui e Lundgren durante la ripresa delle scene finali, che i pugni fossero dati in maniera reale senza finzione. Dopo una giornata di riprese, Stallone ha avuto difficoltà a respirare ed è stato portato in un pronto soccorso nelle vicinanze. Si è scoperto che la sua pressione sanguigna era più di 200, e doveva essere portato d’urgenza in un volo a bassa quota per l’Ospedale di Santa Monica dove è rimasto in terapia intensiva per otto giorni. Lundgren lo aveva colpito così forte al petto che il cuore di Stallone ha sbattuto contro lo sterno e cominciò a gonfiarsi, tagliando fuori l’afflusso di sangue e limitando il flusso di ossigeno in tutto il corpo.