L’Argante #127 II La casa in riva al mare (la nostra)

 

Dalla sua cella lui vedeva solo il mare
Ed una casa bianca in mezzo al blu
Una donna si affacciava, Maria
E’ il nome che le dava lui…

Questa prima strofa presenta la poesia composta e musicata da Lucio Dalla. Si racconta la vicenda di un detenuto, probabilmente un ergastolano che dalla sua cella vede solo il mare e una casa in cui abita una donna, a cui le assegna il nome di Maria. Si innamora di questa fino a desiderare di sposarla una volta scontata la pena.

Alla mattina lei apriva la finestra
E lui pensava quella è casa mia
Tu sarai la mia compagna Maria
Una speranza e una follia

Una storia travolgente che ci porta ad empatizzare con una condizione che vorremmo fosse diversa. Ci si trova a fare il tifo per il detenuto e a desiderare noi con lui, quella stessa libertà. Al centro di tutto: l’Amore. Pila motivazionale di ogni azione.

 

E sognò la libertà
E sognò di andare via, via
E un anello vide già
Sulla mano di Maria…

Ecco che Dalla ci imprigiona dietro le sbarre, a tenere compagnia all’innamorato. Senza rendercene conto diveniamo anche noi vittime e carnefici di un amore desiderato e non vissuto. Una canzone che spinge alla ricerca di aria, di un vento da respirare a cuor leggero.

Lunghi i silenzi come sono lunghi gli anni
Parole dolci che s’immaginò
Questa sera vengo fuori Maria
Ti vengo a fare compagnia
E gli anni stan passando tutti gli anni insieme
Ha già i capelli bianchi e non lo sa.
Dice sempre manca poco, Maria
Vedrai che bella la città…

Un’atmosfera trasognata ed immaginata. Un viaggio avvenuto soltanto nella mente di un prigioniero che però lo rende privo di qualsiasi limiti e sbarre metafisiche. Con umiltà e riflessività.

E sognò la libertà
E sognò di andare via, via
E un anello vide già
Sulla mano di Maria

E gli anni son passati tutti gli anni insieme
Ed i suoi occhi ormai non vedon più
Disse ancora la mia donna sei tu
E poi fu solo in mezzo al blu…

Vengo da te Maria
Vengo da te Maria
Vengo da te Maria

Infine, la congiunzione.

Uscita 1971, nell’ album: storie di casa mia, ad oggi come allora, il componimento provoca una spinta estrema di immedesimazione. Con magistrale abilità, queste parole riescono a creare mondi visivi alla pari delle migliori sceneggiature cinematografiche. Un artista come Dalla, capace di suggerire stati d’animo e renderli condivisibili attraverso un’espressione artistica. Con delicatezza ed estrema dolcezza. Un testo che, in apparenza, suona solo come un tranche de vie, ma che in realtà nasconde un potenziale interpretativo personalissimo e sconfinato se solo riadattato alla nostra quotidianità. Si racconta una storia che può appartenere a chiunque. In un mondo in corsa, ancorato tra le sbarre schematiche del fare, del dimostrare, del realizzare, non siamo poi tanto lontani dall’essere anche noi come degli innamorati di una vita guardata da lontano. Ad alto rischio di sopravvivenza più che di esistenza, la nostra epoca ci porta a dimenticare quei colori, quella fantasia dell’autentico azzurro del mare e di un semplice desiderare.

Forse questo articolo potrebbe apparire privo di messaggio, ma assicuro i lettori che l’intento era proprio questo. Rievocare soltanto, anche se in minima parte, la voglia di concedersi uno spazio uditivo attraverso questa poesia musicale, in grado di elevare ogni animo verso distese sconfinate di interpretazioni libere. La casa in riva al mare a parer mio, rappresenta una dimensione intimista con noi stessi e con il mondo. Come un ritratto Hopperiano di un’alienazione contrastata da una voglia di vita esagerata. Una ribellione silenziosa, dignitosa, virtuosa data dal valore più inestimabile che possediamo: il nostro pensiero.

Lascio quindi il link per accedere a questo spazio di infinito e a ciascuno, la soggettiva possibilità di raggiungere la propria Marì…

https://www.youtube.com/watch?v=D-qTXhX84EY

Gaia Courrier.

Laureata in Progettazione di Eventi Per l'Arte e lo Spettacolo, dopo un master in sceneggiatura attualmente lavora nel campo editoriale.
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