Da oggi per L’Argante, vi propongo una serie di speciali su una delle saghe più viste, coinvolgenti ed emozionanti della storia del cinema: Rocky Balboa. Potrete leggere l’articolo e ovviamente guardare il video del mio canale youtube: L’umile CINEanalista. Ovviamente vi invito a iscrivervi al mio come a quello dell’editore che mi ospita: Igeneticamentemortificati, in fondo basta un click, i contenuti sono tantissimi ed è tutto gratis. Ma ora basta con gli indirizzi e le direzioni, siete pronti? Mettetevi comodi… stiamo per entrare nel mondo dello stallone italiano.
Il film è del 1976, diretto da John G. Avildsen scritto e interpretato da Sylvester Stallone. É quindi lo stesso Stallone ad inventare il personaggio, un pugile che deve fare i conti con la desolazione della propria vita che corrisponde alla desolazione del mondo. Uno dei più importanti film della New Hollywood, in grado di portarsi a casa tre premi Oscar: migliori film, migliori regia e miglior montaggio. Il primo dopo Chaplin e Orson Welles ad essere candidato come miglior sceneggiatore e miglior interprete. Il film inizia con un crudo attacco ad un certo tipo di industria dello spettacolo che rende la violenza una merce di scambio o con cui poter fare soldi.
Simone T.
Fin dall’inizio si capisce che il personaggio di Rocky Balboa ha il volto della sofferenza, ma in grado di reagire alla avversità del mondo che lo circondano, cercando di contro attaccare ai colpi che l’esistenza gli riserva. La malinconia pervade il film, e la regia ci offre un classicismo cinematografico mai banale, ma anzi contornato da una mirabile sobrietà. Esistono registicamente anche delle peculiarità come alcune ostruzioni visive nelle inquadrature o visioni dal basso e lunghi piani sequenza. Diventa un piacere partecipare alla vita dei personaggi del film, grazie anche alla regia che rende tutto umano e a portata di mano. La città di Philadelphia viene fotografata splendidamente durante tutto il film. Rocky è un cattivo che non sa fare il cattivo, chiede il pizzo per conto di Mr. Gasco, ma non ha la forza ne la voglia di spezzare il pollice al malcapitato a cui chiede dei soldi.
Simone T.
I personaggi di Paulie, Adriana (fratello e sorella) e Mickey ci vengono presentati praticamente da subito e rappresentano in qualche modo la parte degli affetti e in un certo senso la sfera famigliare di Rocky. Interpretati da Burt Young (Paulie Pennino) e Talia Shire (Adriana Pennino), mentre l’allenatore è Burgess Meredith. Sembrerà sciocco, ma è importante non dire troppo su questo film, perchè anche se si sta avvicinando alla soglia dei 50 anni dalla prima uscita nelle sale, c’è ancora chi non ha avuto modo o voglia di vederlo. Un grande errore, perchè una volta iniziato non si riesce a smettere e piace a tutti, da sempre anche ai più scettici.
C’è anche un bellissimo rapporto con il mondo animale sopratutto nel primo film, d’altra parte Rocky, così come tutti gli altri personaggi sono ognuno di loro e in modo metaforico in gabbia, ognuno a modo diverso e rispetto al proprio stato nella società.
Simone T.
Veniamo ora al primo sfidante: il campione in carica dei pesi massimi Apollo Creed (Carl Weathers) ex giocatore di football americano. Apollo, è il prototipo dell’atleta moderno, conserva il titolo e sfida i suoi avversari cercando di ottenere borse milionarie, è il pugilato degli anni ’70, quello ispirato ai grandi incontri, non era trascorso nemmeno un anno da Thrilla in Manila (anche The Thriller in Manila) soprannome dato al terzo ed ultimo incontro di pugilato tra Muhammad Ali e Joe Frazier, combattuto il 1º ottobre 1975 a Quezon City nell’area metropolitana di Manila. La Grande Box nel momento del miglior successo e prestigio ecco un altro dei fattori che ha reso eccezionale questa saga.
Stallone con il personaggio di Rocky cavalca l’onda della box fatta a spettacolo, anzi è proprio per questo che il suo personaggio ha un’opportunità, ma al tempo stesso, riporta questo sport al proprio posto, il posto delle imprese e delle sofferenze fisiche, morali e umane. Così facendo smonta anche lo show perenne di Creed, gli ricorda che per vincere bisogna combattere e non giocare a fare il divo, glielo ricorda non andando k.o. e incassando tutti i pugni del campione, con una buona dose di risposte che fanno vacillare Creed.
Simone T.
Un film assolutamente da vedere…quasi storico, che spiega quanto Rocky sia diventato da lì in poi, il simbolo da un lato dell’ipocrisia americana che offre a tutti una possibilità, ma solo quando conviene allo spettacolo e dall’altro diventa realmente da lì in avanti il simbolo delle minoranze. La morale di questo primo film è nel non dare mai scontato il finale, nè da parte di chi ha scelto Rocky per perdere, nè da parte dello spettatore che si aspetta una sicura vittoria, proprio perchè nello schema del film tutto sembra andare in quella direzione. Un foto che non può mancare è quella della scalinata che diverrà storica. Rocky è anche considerato uno spartiacque per la tecnologia cinematografica, soprattutto grazie all’utilizzo della prima steadicam. Così come le musiche di Bill Conti entrate nell’immaginario collettivo e scimiottate da tutti da lì in avanti, come segnale di riscossa in qualsiasi film prodotto. Piccola curiosità il primo film è doppiato in italiano da Gigi Proietti per Stallone e Leo Gullotta per Paulie. Io vi do appuntamento al prossimo speciale con Rocky II, potete vedere il video sul film qui sotto:
Il parere mio e di Simone sul film sono in grado di produrre quest’articolo, quattro occhi per una visione che può essere simile come discordante è per questo che vi invito a leggere l’articolo e vedere il video della recensione di Simone, per poi farvi una vostra idea… nell’aria commenti potrete dirci la vostra. Alla prossima.
Marco Giavatto e Simone Trevisiol