La moda degli anni 20, definiti anche “anni ruggenti” perché furono i più rivoluzionari del ‘900, riflette quella ventata di libertà e di indipendenza che le donne dell’epoca cominciarono ad assaporare. Qualcuno ha asserito che durante il mese di marzo respiriamo “il profumo delle donne” si perché marzo, per antonomasia, è dedicato al genere femminile, in tutti i suoi aspetti. L’8 marzo in particolare, rispecchia le conquiste politiche e sociali che fino ad oggi la donna è riuscita a realizzare . La giornata internazionale della donna risale agli inizi del secolo scorso ed è proprio in quel periodo durante quegli anni sfrenati, che nasce un nuovo universo femminile.
Lo stile di cui parliamo, diffuso in Europa e negli Stati Uniti durante il primo ventennio del secolo scorso, deriva dalla dicitura “Exposition Internationalr des Arts Dècoratifs et Industriels Modernes” (esposizione internazionale di arti decorative e industriali moderne) tenutasi a Parigi nel 1925, che ha dato il via a questo nuovo fenomeno che ha coinvolto arti decorative, arti visive, architettura e moda. L’Art Déco è caratterizzata essenzialmente da forme classiche e simmetriche, geometrie nette e plasticità nelle figure. Da questo punto di vista, il Déco i distinguse dallo stile Liberty caratterizzato da forme flessuose che riprendono la natura e la sua dolcezza: tanto è romantico, dolce e sognante lo stile Liberty quanto è energico, compatto e mondano lo stile Déco. La donna Decò è quindi una donna nuova che vive un cambiamento radicale in conseguenza alla prima guerra mondiale: è più libera, indipendente, gli abiti si accorciano. Il suo ruolo e lo status nella società si sviluppò in modo significativo verso la fine del XIX secolo. Insomma, Le donne allora, acquisirono maggiore indipendenza e un numero crescente appartenente alla borghesia metropolitana godeva di un proprio reddito. Durante lo stesso periodo, artisti e designer dell’Art Dèco ritrassero le donne in forme seducenti, femminili e altamente idealizzate.
Anche i nudi femminili nell’Art Dèco hanno inteso esprimere l’idea di una donna nuova emancipata e consapevole del potere di seduzione della bellezza fisica e mentale, aspetti importanti da non sottovalutare. Sappiamo che le donne in genere sono sempre state una delle rappresentazioni artistiche preferite nella storia dell’arte e nel Dèco sono un motivo iconografico interpretato in modo classico e a volte sintetico e grafico. “Tamara de Lempicka è stata un’icona, trasgressiva, simbolo indiscusso del movimento Art Dèco. nacque a Varsavia il 16 maggio del 1898, suo padre, un ricco uomo ebreo la lasciò da piccola, crebbe con la madre e con la nonna. Nel 1916 si sposò con un giovane avvocato e proprio da lui deriva il nome con cui è conosciuta in tutto il mondo. Lasciò la Russia agli inizi della rivoluzione durante i primi tumulti e si trasferì a Parigi con il marito dove iniziò la sua grande carriera artistica. A Parigi perfezionò gli studi in accademia e raggiunse rapidamente il successo; iniziò ad esporre pubblicamente per la prima volta nel 1922 al Salon d’Automne per poi partecipare alle maggiori mostre della capitale francese. “Le confidenze” (Le amiche) è una tela del 1928. È considerata un’icona della Lempicka e degli anni venti, per i precisi dettagli alla moda. Il cappello à la cloche è un modello di una casa di moda famosa per la quale, negli anni trenta, la Lempicka ha fatto da testimonial. Le foto del 1928 la mostrano con il taglio di capelli à la garçonne, come Coco Chanel e Louise Brooks. La pittrice, amica di Gabriele D’Annunzio, gli fece un ritratto durante il periodo passato in Italia. Oggi, una delle più grandi ammiratrici e collezioniste della Lempicka è la cantante Madonna che ha presentato le sue opere in alcuni video musicali di successo.
Negli anni successivi, Tamara De Lempicka diventò un punto di riferimento della vita artistica, ma anche mondana, di Parigi. L’artista, consapevole del suo successo, divenne un personaggio dedito agli sfrenati divertimenti che la città francese offriva in quegli anni, così da aumentare la sua popolarità. Si lasciò andare pubblicamente a storie passionali, anche omosessuali. Nel 1928 Tamara De Lempicka si separò dal marito ed iniziò una nuova relazione con un barone viennese con cui si risposò successivamente nel 1933. Dopo numerosi viaggi per l’Europa, all’inizio della seconda guerra mondiale Tamara De Lempicka si stabilì con la famiglia negli Stati Uniti, precisamente a Beverly Hills in California. Negli Stati Uniti, fu presente in diverse mostre e gallerie tra New York, Los Angeles e San Francisco. Seguì un periodo di inattività artistica, che durò fino al 1957. Nel 1969 tornò nuovamente a Parigi e riprese a dipingere, ottenendo un rinnovato successo grazie ad una mostra antologica allestita nel 1972 presso la Galerie du Luxembourg. Nel 1978 Tamara de Lempicka si trasferì in Messico dove morì il 18 marzo 1980.
Molte furono le figure femminili che durante gli anni venti fino agli anni trenta prima dell’avvento dei totalitarismi si fecero ammirare per la loro arte ma anche per la loro spregiudicatezza, da Greta Garbo a Louise Brooks, attrici, ballerine, showgirl. Possiamo quindi dire che sia la ritrattistica, sia la scultura e sia la moda hanno dato risalto alla spigliatezza, alla leggerezza ma anche alla consapevolezza delle donne del ventennio a realizzare la propria essenza e la propria individualità in ogni campo soprattutto in quello artistico grazie a quella ventata di leggerezza che profumò di libertà l’Europa di quel tempo ormai lontano da noi.
Laura Privileggi