La prima stagione di Mare Fuori ha debuttato su Rai2 nel 2020 con ascolti superiori alla media di rete, ma è la seconda serie a fare colpo; il passaggio poi a Rai Play ha fatto scattare un passaparola da 55 milioni di visualizzazioni. Da quando poi Netflix ha preso i diritti tra le piattaforme è esplosa: è stata per settimane tra le prime 5 serie più viste, accanto a Stranger Things. La terza stagione, uscita prima su Raiplay, ha ottenuto visualizzazioni record, attestandosi come il titolo più visto di sempre sulla piattaforma. In poco meno di 24 ore dal lancio dei primi 6 episodi online, disponibili dal 1 febbraio, Mare Fuori 3 ha ottenuto 8 milioni di visualizzazioni e tre milioni e cinquecentomila ore di visione. L’aggiunta degli ultimi sei episodi, a partire dal 13 febbraio, ha fatto registrare un nuovo record: in un solo giorno sono state circa 12 milioni le visualizzazioni per un totale di 5,7 milioni di ore viste. Roberto Sessa di Picomedia è l’artefice di Mare Fuori, con un investimento diretto del 38% perché, racconta ad ANSA, a questa serie young adult che racconta il carcere dei ragazzini ha sempre creduto. A bordo è salita successivamente Rai Fiction con il capostruttura Michele Zatta, convinto da subito del progetto, e poi la tedesca Beta Film che ne ha colto le potenzialità e già con la seconda stagione aveva venduto Mare Fuori a mezzo mondo, 22 paesi in America Latina, Israele, Scandinavia, Germania, Turchia. Ci sono trattative in corso in Francia e Usa attraverso Hbo Max; a giorni dalla Spagna verranno a Napoli i produttori di Atresmedia per farne un pilota spagnolo. I vertici Rai intanto fanno sapere che ci sarà una quarta stagione e che sono già previste anche una quinta e una sesta.
Questa serie sta spaccando
…direbbero i giovanissimi, fruitori della serie insieme a tutte le altre generazioni. Forse perché parla alle paure dei ragazzi e dei loro genitori, parla di quell’età magica dell’adolescenza in cui ogni emozione, negativa o positiva che sia, è totalizzante, perché racconta di quel periodo della vita in cui tutto è contaminato, il male diventa bene e viceversa, o perché attraversa le loro storie di vita tutte diverse, ma ugualmente credibili, tra abbandoni, solitudini, aspettative, errori. Mare Fuori ha come focus infatti proprio questo: si ha diritto forse di sbagliare, di imparare dagli errori, di recuperare. Le storie di questi ragazzi raccontano proprio il momento dell’errore, il dolore, e la seconda possibilità che viene data se la sai cogliere e se hai una rete sociale che ti sostiene senza giudicare la persona che sei ma solo il gesto che hai compiuto. I protagonisti infatti sono ragazzi in un Ipm di Napoli (la fonte di ispirazione è il vero Ipm di Napoli, a Nisida). All’interno del carcere sono protetti dalla struttura, hanno qualcuno che forse per la prima volta si occupa di loro. Alla base di tutto c’è sempre per questi adolescenti una immensa sete d’affetto ed è evidente che la cosa più salvifica in assoluto per tutti loro è l’amore. Se un ragazzo sbaglia, c’è sempre un adulto colpevole.
La serie anti-gomorra
La serie è già stata definita l’anti-Gomorra perché si apre alla speranza. Gomorra, benché racconti contesti molto simili, ha un unico punto di vista che si articola nelle trame della camorra napoletana senza riuscire mai ad uscirne. Il bene e il male sono opinabili e anche il punto di vista dello spettatore è viziato da questa condizione. Ti trovi, infatti, a empatizzare con il protagonista che, in un contesto in cui l’intervento dello Stato è inesistente, compie la propria giustizia personale a scapito di chiunque altro. Qui, viceversa, si racconta cosa succede quando finisci in carcere e qualcuno si occupa del futuro, di restituire uno sguardo positivo sulla vita e dare un’alternativa. I protagonisti si vedono durante l’arresto e prima; questo per sottolineare le storie di denuncia sociale e di riscatto. Carolina Crescentini interpreta il ruolo della direttrice, una donna inizialmente molto dura, ma che col tempo svelerà una grande umanità. Ripete ai ragazzi concetti semplici: che contano la responsabilità, le regole e che ogni azione ha le sue conseguenze. La leggerezza non esiste, l’incidente è una colpa e nella vita si paga. Nell’istituto, nel vuoto provocato dallo sradicamento dal loro ambiente familiare e sociale, ci sono giovani che hanno sbagliato. Alcuni hanno commesso crimini importanti, ma hanno il modo di capire chi sono stati, chi sono e chi vorranno essere
La ricaduta sociologica
Per prendere ispirazione per la serie l’ideatrice di Cristiana Farina e Maurizio Careddu, che firmano la sceneggiatura insieme a Peppe Fiore, Luca Monesi e Paolo Piccirillo hanno fatto tantissime interviste negli istituti minorili e nelle associazioni che si occupano del recupero dei ragazzi. Tra loro hanno incontrato anche Gianluca Guida già da oltre 20 anni direttore dell’IPM di Nisida. Questo confronto con il mondo penitenziario “reale” si è mantenuto però anche dopo l’uscita della serie. I protagonisti di Mare Fuori infatti sono stati spesso interpellati nei più disparati contesti come esperti delle tematiche che la fiction prende in esame. Antonio Orefice, per esempio, Totò per gli affezionati della serie, è stato convocato alla Giornata della Matricola presso la facoltà di Giurisprudenza di Santa Maria Capua Vetere. Orefice in uno scroscio di applausi e ovazioni ha spiegato le difficoltà di entrare nel ruolo di Antonio Ascione e la sua preparazione di tre mesi in giro nelle carceri italiane.
“Nell’opinione comune il detenuto è una persona da evitare perché ha sbagliato, e quel bollino gli resta attaccato addosso per tutta la vita. Ma sono persone come noi, che hanno lo stesso desiderio di vivere che abbiamo noi e che sognano come noi. Anzi, a dire il vero io penso che sognino un po’ di più”.
Antonio Orefice
Anche Carolina Crescentini è stata spesso protagonista di interviste e interventi in radio e in tv proprio sui temi della detenzione minorile, non ultimo quello a Sanremo 2023.
Gli ultimi elementi vincenti
La prima cosa che funziona moltissimo è la colonna sonora:
«un’opera policroma che unisce la musica classica al rap più duro e poetico, passando per la sacralità del coro di voci bianche fino alla musica popolare e a quella pianistica: la nuova frontiera di musica classica, soundtrack, pop e elettronica»
Stefano Lentini compositore della soundtrack
Una policromia che però passa indubbiamente per quell’apertura straordinaria che si sente canticchiare dappertutto: O’ mar for con la voce di uno dei protagonisti della serie Matteo Paolillo. Una sigla che è diventata una hit pazzesca, presente su qualsiasi piattaforma di musica e passata nelle piste di tutta Italia. Novità assoluta e più che apprezzata è Ddoje mane di Gennaro Della Volpe, in arte Raiz, voce degli Almamegretta, una delle personalità più eclettiche e complete di Napoli. Il testo è una lettera personale di un detenuto, che racconta tutte le fasi e le sensazioni provate nella casa circondariale, dalla tristezza per una svolta nella vita che non arriva alla redenzione dietro le mura.
Domani, nun è tropp tard si m’aspiett for
Domani, nun parla’
Guardame int ‘a l’uocchie, oltre tutti i muri
Domani, a ccu ca me ‘nfonne a facc’
E tu ca si ancora cchiù bbella
Ddoje mane, conta ventiquattro ore
E poje s’arapeno ‘e ccancell
Insomma Mare Fuori ha tutti i numeri giusti per essere, in questo momento storico, una serie di grande successo e… perché no anche motore di riflessioni sociali e portatore di messaggi luminosi necessari alle nuove e alle vecchie generazioni. La speranza, l’empatia, la presenza dimostrata dagli operatori e la possibilità per chi ha commesso degli errori di fare un passo indietro, di comprendere e cambiare il proprio destino spostandosi da se stessi agli altri con grande senso di altruismo sono senz’altro un balsamo per i cuori di chi guarda. Succede davvero così nelle carceri minorili? Supponiamo di no… (i ragazzi di Nisida quando hanno visto la prima stagione hanno subito precisato che le loro “guardie” non sono così buone), però è una bella fantasia che fa del bene a chi guarda.
Serena Politi