Uscito nelle sale nel 1983, Flashdance è a tutt’oggi, a quasi 40 anni di distanza, un Cult Movie che non puoi non vedere, quantomeno se sei una donna o ti senti tale. Ma a cosa deve il suo successo planetario? Alla fine è una storia che conosciamo già, ricalca le orme di Cenerentola: una ragazza povera che sogna desideri di felicità fino a realizzarli. Ma cosa rende questo film così affascinante? Oggi, a poche ore dalla scomparsa della compianta Irene Cara, interprete del brano che le fece vincere un oscar “What a Feeling” della soundtrack del film, proviamo a spiegarcelo.
L’acerba spinta femminista
La protagonista del film è Alex, una giovanissima ragazza con un innato talento per la danza che, però, per sopravvivere, fa altri due lavori: di notte balla in un night club, mentre di giorno fa la… saldatrice! Interessante questa scelta della sceneggiatura che non ha previsto per la nostra eroina un posto in una qualsiasi altra location ben più “consona” alle inclinazioni femminili o presunte tali, ma sceglie un lavoro davvero “maschile”. Questo probabilmente è servito per enfatizzare il carattere volitivo della protagonista e la sua grande forza e resistenza sia fisica che morale. E’ una strada che oggi fa un po’ sorridere ma esattamente coerente con gli anni in cui vede la luce il film. Il femminismo dei primi anni ’80 infatti pretendeva che la donna, per essere considerata alla pari degli uomini, dovesse fare esattamente quello che fa un uomo. Una scelta della sceneggiatura un po’ faticosa da seguire e infatti la nostra Alex, per equilibrare la spinta erotica e sensuale necessaria alla trama, la notte si esibisce in night club mezza nuda (e solo in questa veste riesce ad esprimere completamente se stessa e tutto il suo talento). Nonostante questa deriva, ci sono i semi di un proto-femminismo che comunque ci affascina, proprio perché noi donne alla fine abbiamo un’innata ambizione di arrivare ovunque spaccando il culo al mondo se serve, ma anche il bisogno di sentire inviolata la nostra congenita voluttà. Ci specchiamo in Alex e le concediamo di mostrarci meglio come si fa a conciliare queste due nature talvolta così distanti.
L’esempio di stile degli indomiti anni ’80
Chi riguarda adesso questo film viene coinvolto in un caleidoscopio di colori fluo, orecchini di forme geometriche, tutine, fasce per capelli e permanenti. Un viaggio indietro di 40 anni che ti immerge totalmente negli anni dei corpi scolpiti, dei walkman e degli scaldamuscoli. Flashdance è una macchina del tempo che ti proietta esattamente nel tempo da cui viene e per noi quarantenni nostalgici significa tornare in una calda e comoda culla rassicurante. Gli anni ’80 portano con sé la deviazione dal passato denso di pesantezza e di rigore morale o obbligo di partecipazione al contesto. Negli anni ’80 si respirava una leggerezza indotta dalla nascita e dalla diffusione della tv commerciale che ti prometteva tutto ciò che non sapevi nemmeno di desiderare, un ottimismo e la promessa di potercela fare, qualsiasi fosse il punto di partenza. Il clima di tutto il film ti trasporta in questo contesto attraverso gli outfit pazzeschi, i colori, le spalline, la breakdance ballata per la strada (danza al tempo quasi sconosciuta) e il sapore della libertà e della possibilità attraversa il sangue di ogni spettatore. I neuroni a specchio che si attivano a guardare quei corpi perfettamente scolpiti che danzano i loro muscoli come pantere nella savana ti fanno credere che sì, un giorno anche tu potrai volare come fanno loro a tempo di musiche scatenate appoggiate ai primi suoni elettronici o scaricare ogni cellula del tuo corpo sgambettando come Alex alle note di “Maniac”.
Volere è poter… rialzarsi sempre
A ben vedere Flashdance è molto più che un film: si avvicina ad essere una sorta di manuale di pedagogia sentimentale (insieme ad altri immancabili pellicole, sempre rigorosamente di quegli anni come Il tempo delle mele, Saranno Famosi, Lady Oscar). I grandi insegnamenti che ha lasciato e che nessuno di noi dopo averlo visto ha più dimenticato sono molteplici. Intanto, come abbiamo detto prima, ad una donna non è precluso niente (e questo è meglio ricordarci di non darlo per scontato). Poi mai nascondere ciò che siamo. Alex espone se stessa dove può e come può senza avere paura di esibire la sua natura più selvaggia. Infine l’insegnamento eterno: combattere sempre, arrendersi mai. Alex cade all’audizione più importante (quella che le permetterebbe di realizzare il sogno di essere ammessa alla compagnia stabile del balletto della sua città). Trovare il coraggio per iscriversi soltanto al provino per lei, una ragazza autodidatta senza la possibilità di studiare in una qualsiasi accademia di danza, già era stato difficile. Cadere all’audizione poteva essere fatale (come era stato per la sua amica Jeanie che, dopo un fallimento simile ad un’esibizione di pattinaggio su ghiaccio, non era riuscta a riprendersi). Alex invece non molla; tenacemente si rialza e fa ripartire il vinile con l’immortale “What a feeling” e riprende la sua coreografia travolgente e innovativa insegnando a tutte noi che non importa se si cade, bisogna ripartire, più cazzute di prima. E se per farlo ci servirà una spinta in più potremo infilarci nelle orecchie le cuffiette e far partire questa canzone a tutto volume:
Che emozione! Essere vuol dire credere
che posso avere tutto, adesso sto ballando per la mia vita
prendi in mano la tua passione e falla divenire reale
le foto diventeranno vive, potrai ballare per tutta la tua vitaadesso ascolto la musica e chiudo gli occhi, sento il ritmo
mi avvolgo, stringo forte il mio cuoreche emozione! Essere vuol dire credere
Serena Politi