Il primo speciale di approfondimento su “Citofonare Ing. Domenico Sputo” (Timpano, Toppi, Carlisi… potete trovarlo qui.) – spettacolo che andrà in scena venerdì 16 e sabato 17 dicembre al TEATRO NUOVO SENTIERO, a FIRENZE (Via delle Panche, 36).
Oggi per farvi entrare meglio nel clima dello spettacolo…L’Argante incontra “le maestranze” che rendono possibile la magia della realizzazione teatrale.
Francesca è risaputo che tu sia una bravissima scenografa… hai collaborato a tantissimi progetti e ideato altrettante scene teatrali, ma se dovessi raccontarmi il senso “materiale” di questa scena in un particolare cosa ti rimane?
Innanzitutto il mestiere dello scenografo è quello di rendere visiva una storia: ciò che ascolto, oppure che leggo, appare davanti ai miei occhi in una forma. Per “Citofonare Ing. Domenico Sputo” la casa, tutta…(particolare casa) è lo spazio dove il protagonista non riesce a risolvere i suoi dilemmi e dove la mente gli fa immaginare le cose più impensate. Quindi il senso materiale di questa scena sta nel perimetro degli elementi scenici (le due porte e il muro) perchè sono il confine che “contengono” il protagonista e che dovrà fare in modo di espugnare.
Irene… a te tocca il compito di dirigere tutto il movimento in quinta, tanti personaggi e massima attenzione nelle entrate, nelle uscite e nei cambi scena. C’è una scena che più di altre ti ha colpito dello spettacolo? E perchè?
L’ultima scena, perchè non te l’aspetti prima di tutto e poi perchè è il momento in cui davvero si percepisce il dramma… quindi il pubblico che guarda da fuori realizza veramente ciò che sta capitando. Per le sette scene precedenti e quindi per tutto lo spettacolo, sono capitate cose estremamente tragiche e drammatiche al protagonista però comunque, il pubblico o chi osserva forse anche in maniera cinica… ci ride su e si diverte tantissimo. Si ride di tutto quello che gli capita e del modo che ha di agire D. Sputo, invece nell’ultima scena anche il pubblico cambia modalità, perchè è il momento dell’immedesimazione totale con il protagonista. C’è una battuta in particolare di Domenico Sputo, dove io personalmente ho pensato: “avrei potuto dirla io” o sicuramente l’ho pensata in delle occasioni della mia vita. Ovviamente senza svelare troppo… perchè tanto nessuno può veramente immaginare quello che capiterà nell’ultima scena, per questo va visto, anche e sopratutto per questo non si può non vederlo.
Claudio tu sei un maestro con le luci, hai la possibilità di far cambiare “faccia” ad uno spettacolo, allora che atmosfera deve rimanere impressa a chi guarda? E che cosa tu e le luci potete far risaltare?
La luce, le penombre o la totale mancanza di essa (il buio), aiutano a sottolineare la drammaturgia di un’opera, un balletto, o una commedia… come in questo caso. Per Domenico Sputo lo spettatore deve entrare gradualmente nella storia, quindi anche le luci cambieranno gradualmente. Prima di tutto c’è una casa vuota che sembra abbandonata, poi la stessa casa che si sta gradualmente allagando, come una nave che affonda lentamente e quindi idraulici, muratori leggermente truffaldini o forse molto “mentecatti” che intervengono senza risolvere alcun problema. Poi due spazi e quindi due illuminazioni per forza contrapposti e facilmente contraddistinti e ancora scene dai colori caldi andando a cogliere l’intensità per incoraggiare la fantasia dello spettatore… si alterneranno a luci festaiole stroboscopiche colorate. Tutti questi momenti vanno esaltati… io però mi riservo qualcosa di sorprendente per Fortuna… puttana, ottimista e sopratutto di sinistra. Cosa quest’ultima che va sottolineata visto che in questo paese di sinistra non è rimasto praticamente più niente.
Ernesto Censere
Non perdetevi le prossime interviste al resto del cast, ma sopratutto non perdetevi lo spettacolo:
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