Ci sono voluti un paio di mesi, ma alla fine eccoci qua: (la prima parte dell’articolo sui “caratteristi” italiani la potete trovare qui)
Oggi, per chi ancora non le conoscesse, parleremo finalmente delle “cararatteriste” made in Italy, che hanno fatto la storia del nostro mondo dello spettacolo.
La prima e unica sostanziale differenza con i colleghi uomini è che assai raramente le donne le ritroviamo a sostegno di protagoniste donne… insomma è come dire che per fare la fortuna di un grande attore comico italiano serve una spalla e la spalla è spesso in grado di risaltare i pregi e anche i difetti di taluni personaggi. Per esaltare invece le qualità di una prima attrice donna italiana è sempre bastata essa stessa.
Vi potrei raccontare di come Antonio De Curtis “subisse” sul set volentieri solo con Titina De Filippo, un po’ per devozione e rispetto un po’ per un chiaro riconoscimento delle qualità di Titina, ma questa è un’altra storia… anche se l’esempio è calzante. Le grandi attrici italiane non hanno mai spalle femminili perché, in un modo o nell’altro si completano, fanno contemporaneamente il bello e il cattivo tempo.
Allora perché non loro le protagoniste indiscusse?
Frutto di una società profondamente maschilista, senza tanti giri di parole, è la mia conclusione personale; come fare altrimenti a spiegare come mai nel film appena citato il nome di Titina non compaia nel titolo a differenza degli altri due, eppure se cavi via Titina da quella pellicola, rimane ben poco… ma siamo qui per un altro motivo.
Il tempo è cambiato…
Decisamente diverso è il concetto di attrice italiana oggi, per quanto ancora il cinema e la televisione investano nella figura del “belloccio”, a volte bravo altre meno, per soddisfare le esigenze della “casalinga di Voghera” e di suo marito. Eh sì… suvvia, anche all’uomo piace mettersi nei panni dell’attore italiano “maschio” che non deve chiedere mai; è un più immediato riconoscimento rispetto al dover ammettere di voler essere come una donna. Detto questo non si può non riconoscere la bravura di alcune fantastiche interpreti italiane con carriere più o meno sfolgoranti ma pur sempre dotate di grandissime doti. Alcuni nomi che non vi saranno di certo sfuggiti negli ultimi anni: Virginia Raffaele, Lucia Ocone, Paola Cortellesi, Angela Finocchiaro etc… catalogate troppo in fretta come “comiche” o comprimarie anche qui per non andare al nocciolo della questione.
Punto primo mancano gli autori di storie: se penso a “Burraco Fatale” mi viene da vomitare…
Punto secondo l’attore/attrice italico ha o subisce la sindrome dell’asso piglia tutto… per citare Boris:
«Una volta c’erano i ruoli, per gli attori. Adesso li fa tutti Favino»
O la Cortellesi appunto.
Veniamo alle icone; è chiaro che le attrici che vorrei citare sono tantissime ma sceglierò degli esempi a me più cari e qualcun altro come magari la Sora Lella (Fabrizi in copertina) avrà sempre un posto speciale nell’immaginario collettivo delle grandi “caratteriste” italiane.
Bice Valori: Lo spettacolo è servito!
Diplomata all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma (dove conobbe Paolo Panelli suo compagno nella vita e sulla scena) non contenta, sempre per il solito vero clichè che le donne devono impegnarsi il doppio per ottenere quello che molto spesso viene concesso facilmente agli uomini, si laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. E’ completa poiché dotata di una personalità spumeggiante e di uno spiccato senso umoristico. Inizia in Radio tra il 1949 e il 1951, debutta in teatro nel 1950 (Interpreta Maria in La dodicesima notte di William Shakespeare per la regia di Orazio Costa), ma il vero successo arriva con la televisione mantenendo sempre quella spettacolare brillantezza con tempi inimitabili.
Fra le varie partecipazioni televisive anche ll giornalino di Gian Burrasca sceneggiato e diretto da Lina Wertmüller, e tutti i più famosi varietà degli anni ’70 che hanno goduto di un salto di qualità grazie alla sua presenza. Uno fra tutti Speciale per Noi del 1971 dove oltre al marito, divideva la scena con Aldo Fabrizi e Ave Ninchi.
La verità è che Bice Valori ha prodotto un’infinita carrellata di momenti che rimangono nella storia del nostro spettacolo, il tutto in pochissimo tempo, considerando che un brutto male ce l’ha portata via a soli 52 anni. Nella sua carriera costellata di grandissimi momenti d’arte anche il cinema ha occupato un ruolo determinante con quasi 50 film girati in poco più di 20 anni.
Ave Ninchi: Una vita per il cinema!
Sebbene potesse capitare di intercettarla qua e là in qualche produzione televisiva Ave è decisamente passata alla storia come una creatura cinematografica sublime. Quasi 100 i film interpretati in 30 anni. Una strepitosa presenza scenica al pari dei migliori caratteristi maschili, perfettamente in grado di tenere testa a mostri sacri come Aldo Fabrizi, Totò, Nino Taranto, Alberto Sordi etc… nata ad Ancona da una famiglia agiata di conciatori respirò l’arte drammatica fin da bambina, a soli cinque anni prese parte, al Teatro Verdi, al Glauco di Ercole Luigi Morselli. Nel 1935 venne ammessa con pieni voti all’Accademia nazionale d’arte drammatica di Roma, godendo di una borsa di studio. Pur essendo una straordinaria caratterista tendente al comico, ottenne grandi risultati anche in ruoli drammatici: per la sua interpretazione di Vivere in pace (1946) di Luigi Zampa, si aggiudicò il Nastro d’argento.
Con il duo storico, Garinei e Giovannini riuscì sempre a tenere viva l’attività teatrale, nonostante la grande mole di lavoro dovuta all’ambiente cinematografico da cui veniva letteralmente risucchiata ben 9 pellicole girate soltanto nel 1949. Piccola nota di colore Ave era una straordinaria “Femme Fatale” specie in tournée dove a differenza dei colleghi, molto spesso ligi ai doveri lavorativi, non era poi così difficile incontrarla nei locali fino alle ore più piccole magari in dolce compagnia: chi l’ha conosciuta racconta di grandi doti di seduttrice e noi non stentiamo a crederci, visto le sue doti attoriali.
Tv e radio con gli speciali e i varietà degli anni ’70 e grandissime partecipazioni a prose e opere televisive Rai. Nota dolente e di rimprovero è quella di averla chiamata sempre meno a partire dagli anni ’80 a far parte del nostro mondo dello spettacolo. La Signora Ninchi si spegne a Trieste nel 1997 all’età di 81 anni e dal 1974 non girerà più una pellicola, forse i film e gli attori erano solo la lontana idea di quelli che hanno portato avanti il filone della “commedia all’italiana” che tanto ha reso celebre il nostro cinema, fatto sta che la Ninchi era una forza della natura e tale rimarrà per chi avrà la volontà di andarla a scovare in uno dei suoi tanti ruoli e apparizioni.
Franca Valeri: Cos’hai cretinetti, ridi nel sonno?
E come faccio a non ridere… specie se nel “sogno” incontro Franca. Piccola digressione (permettetemela) spesso mi è capitato di scrivere e di pensare a ruoli femminili fenomenali, capaci di spadroneggiare in scena e di rendere un testo un capolavoro; poi, sognando appunto, mi sono ritrovato a pensare a come li avrebbe interpretati la Valeri con quella punta di velenosità e cinismo quasi alla soglia del massacrante e allora scrivo; cerco da sempre questi personaggi femminili li ergo a colonna portante di qualunque drammaturgia che abbia l’ambizione di funzionare almeno un po’. (fine della digressione)
100 anni e non sentirli una volontà mostruosa di non lasciare il palcoscenico e quindi la vita; questo era l’attrice, sceneggiatrice e drammaturga italiana, di teatro e di cinema, che ho lasciato per ultima in questo speciale sui caratteristi, poiché lei era l’icona indiscussa di questa particolare categoria. Appassionata di tutto il mondo dello spettacolo, completa e devastante nel suo lavoro, sempre alla ricerca della perfezione (racconta chi ha avuto modo di conoscerla) legata al teatro musicale, nella sua carriera si è dedicata anche alla regia operistica.
Ogni decennio della vita di Franca è stato segnato da una particolarità sia sul piano artistico che umano; consigliamo la lettura a tal proposito di Bugiarda no, reticente, un racconto di un centinaio di pagine nel quale traccia i principali avvenimenti della sua esistenza, che l’hanno portata a intraprendere la carriera artistica come autodidatta.
Ci scuserete dunque se riteniamo superfluo citare i numerosi lavori artistici di questa grande interprete ma siccome crediamo alla magia di questo mestiere è quasi scontato chiudere con un piccolo aneddoto:
Nell’albero genealogico della sua famiglia è stata accertata la presenza di un’attrice vissuta nel XVIII secolo, di nome Fanny Norsa. Questo ci fa ben sperare poiché, a gentile richiesta, Franca Valeri in qualche modo è già tornata una volta e quindi ritornerà…
Marco Giavatto