Arianna Mazzarese ed Eleonora Loi sono un duo musicale fuori dal comune, che riesce a fondere, in un’unione di generi e sonorità di grande fascino, la musica classica con la musica rock (ma anche punk e metal). Se pensate che le sinfonie classiche siano noiose, sarete costretti a cambiare idea, e subito. Come anche se ritenete che la musica rock pecchi di mancanza di eleganza e sensibilità. Le Golden Salt, nate nel 2011, riescono infatti a partire da concetti apparentemente distanti ed antitetici per sintetizzarli in un’armonia in cui i punti di forza di ciascun elemento del duo riescono a dialogare alla perfezione. Proprio come hanno fatto con il loro nome, che accosta due ‘ingredienti’ apparentemente lontanissimi come l’oro e il sale. E’ così che eleganza e potenza, grazia e forza, forma ed immediatezza confluiscono in un unico, caratteristico stile che fa delle Golden Salt due artiste difficili da dimenticare.
Arianna è diplomata al Conservatorio Cherubini di Firenze, è professoressa di violino ed ha collaborato con varie realtà quali l’Orchestra Giovanile Italiana, l’Orchestra Nazionale dei Conservatori e la New Tuscany Orchestra. Eleonora è, invece, una chitarrista rock, formatasi in Sardegna e a Firenze. Ha fondato il gruppo Sindrome Acustica, prima di trasferirsi in Toscana e dedicarsi parallelamente allo studio del pianoforte e all’attività di DJ. Ma c’è di più: entrambe sono due fisiche, cosa che, dicono, le ha aiutate ad affrontare qualsiasi problema con il giusto approccio. E sì che sono dotate di una grande energia, che trapela da ogni parola che usano per descrivere il loro percorso di musiciste fino a questo momento. Non ci riesce difficile immaginare quanto altro successo potranno avere queste due ragazze che uniscono l’umiltà della voglia di fare ed imparare con un grande talento e la capacità di curare i dettagli che permettano loro di concretizzare le loro ‘visioni’.
E’ appena uscito, lo scorso 26 aprile, il vostro album, Iron Feathers. Di cosa si tratta?
Arianna: Forse è un po’ anacronistico far uscire un disco oggi, ma ce lo hanno chiesto in tanti e quindi abbiamo deciso di farlo. È un mix di cover e brani originali.
Eleonora: Esatto, il disco è una raccolta delle cover che hanno avuto più successo nel nostro ultimo anno di produzione, oltre a tre brani originali che sono un assaggio di quella che è la sperimentazione musicale che stiamo portando avanti, in vista del prossimo album che sarà interamente composto da inediti. Alla fine, abbiamo inserito in Iron Feathers i nostri brani preferiti, forse perché abbiamo notato che quelli più apprezzati dagli ascoltatori sono anche quelli che piacevano di più a noi. E questo, evidentemente, il pubblico l’ha percepito.
A proposito di musica originale, che componete voi stesse, parlateci un po’ di questo “viaggio” che porta da un pentagramma vuoto ad un brano ultimato…Come lavorate in fase di composizione? E’ un processo che coinvolge entrambe in egual modo?
Arianna: Componiamo insieme. Al conservatorio, contemporaneamente al violino, ho infatti studiato composizione, che è sempre stata una mia passione. Il mio approccio è, però, un po’ classico, per cui di solito compongo al pianoforte oppure al violino. Devo dire che Eleonora ha invece un approccio molto diverso, molto descolarizzato, più libero e disinibito. Lei ci mette molta fantasia ritmica: ha infatti un senso del ritmo che spacca il secondo e riesce a creare un ritmo che conquista. Ha la grinta dello spirito rock-metal. Io, invece, curo la parte più melodica e armonica, anche se sembra un po’ un cliché, detto dalla violinista appassionata delle fughe intricate di Bach. Comporre insieme è divertente, perché rende un po’ meno noiosa la mia parte e leggermente meno semplice e diretta la sua.
Da cosa partite per comporre una nuova musica? Da un’idea, un concetto, o da un’emozione da trasmettere…?
Arianna: Abbiamo un sacco di ispirazioni, anzi questo è quasi un problema perché a volte non riusciamo a realizzare tutto quello che vogliamo con la stessa velocità con cui ci vengono nuove idee. Ci ispiriamo a temi sociali o musicali, mentre altre volte partiamo da una visione. Ad esempio, tra i nostri video meglio riusciti vi sono quelli che partono da un’immagine ben precisa, come quello di Nothing Else Matters, che è diventato virale (oltre 9 milioni di visualizzazioni, ndr) e che parte da una visione molto semplice che ci vede sperdute in un deserto bianco.
Eleonora: Per realizzare al meglio un progetto a volte sono necessari tantissimo tempo e tantissima energia…peccato che nel frattempo ci vengano altre mille idee! Effettivamente i progetti nei quali ci lanciamo per davvero sono quelli che partono da fonti di ispirazioni che entusiasmano entrambe. In quel caso, si molla tutto il resto, istintivamente, e si decide di portare avanti quell’idea e di farlo in un certo modo.
Vi sono delle differenze tra cover e originali, nel senso che le cover sono legate a brani già esistenti, per cui tendiamo in automatico a visualizzarle per come fino a quel momento le abbiamo vissute nella loro versione originale. Ad esempio, la cover di Sweet Dreams ha ispirato fin da subito ad entrambe il tema della dominazione. Cerchiamo di non forzare mai situazioni nelle quali vediamo di non avere la volontà e l’istinto di seguire una linea precisa, perché capiamo che probabilmente è giusto così.
Per quanto riguarda la musica originale, invece, anche se entrambe, nel momento in cui tiriamo fuori delle melodie e ci lavoriamo sopra, abbiamo delle ispirazioni anche visive, lasciamo che sia poi il carattere del brano finale a decidere l’impatto visivo che dovrà avere. Siamo molto concentrate sulla sperimentazione e la ricerca di un nostro sound caratterizzante. Come musiciste indipendenti, ed essendo delle ‘smanettone’, abbiamo lavorato noi stesse alla produzione e alla cura dal punto di vista dell’ingegneria sonora dei nostri brani. Abbiamo studiato tanto e stiamo continuando a farlo, ma, ora che siamo un po’ più smaliziate da questo punto di vista, sentiamo di poterci esprimere sempre meglio e speriamo di farlo anche nei prossimi brani originali.
Pur venendo da percorsi differenti nel mondo della musica, siete riuscite a trovare una soluzione originale per realizzare brani di grande fascino che fondono appunto due (o più) generi musicali diversi. Come è nata l’idea di unirvi in un duo?
Arianna: Ci siamo conosciute all’università. Quando mi sono iscritta a Fisica qui a Firenze, Eleonora era già lì da due anni. Aver studiato fisica è stato utilissimo, perché ci fa affrontare ogni problema con una certa flemma. All’epoca io ero all’ottavo anno di violino, sui dieci totali di conservatorio. Quando ho scoperto che Eleonora suonava la chitarra, nelle pause abbiamo iniziato a suonare insieme, ad esempio brani di De André, utilizzando il violino e la chitarra acustica perché lei non si era portata dalla Sardegna la chitarra elettrica. Eleonora riusciva a malapena a pagarsi l’affitto, io invece ero un po’ più ‘perfettina’, fresca tresca di conservatorio. Però ci trovavamo molto bene insieme e volevamo essere più indipendenti, per cui, anche grazie al fatto che ho sempre avuto un po’ d’istinto business, abbiamo iniziato a suonare a qualche evento. È così iniziato un periodo che è quello in cui si è strutturato il duo, in cui suonavamo ai matrimoni, cosa che non ci è mai piaciuta tantissimo. Lo facevamo per soldi, ma lo abbiamo sempre fatto con disciplina, passione e voglia di lavorare bene.
È nata così un’identità sempre più forte. Con ogni esibizione riuscivamo ad acquistare un nuovo pezzo di impianto o la chitarra elettrica, fino ad arrivare a realizzare eventi anche grandi con dj set e luci. Tuttavia, a lungo andare, la nostra anima, che si era ormai strutturata, non poteva più reggere la permanenza nell’ambito del wedding, poiché sul palco ci piace essere sceniche e suonare ad un aperitivo, da un lato, non fa per noi. Abbiamo iniziato ad abbandonare gradualmente questo settore e a produrre i nostri video, che è una cosa che non smette di appassionarci. La pandemia ci ha permesso di completare questo distacco dal mondo degli eventi e, devo dire, che da quando facciamo soltanto video, nell’ultimo anno e mezzo, siamo molto più felici.
Come si può vedere anche dai commenti ai vostri video su YouTube e dalla vostra presentazione in inglese del nuovo album, avete molti fan internazionali. Nonostante questo, quali sono gli ostacoli o barriere all’entrata nel mondo della musica per due giovani artiste come voi ?
Eleonora: È un tema che ci interessa tantissimo, perché noi stesse abbiamo analizzato varie possibilità e continuiamo a farlo di continuo. Ci rendiamo conto che dobbiamo stare attentissime ad essere ben piantate nel mondo di oggi e di domani, senza restare incastrate nei vecchi circuiti che non funzionano più necessariamente allo stesso modo. Anche solo quando abbiamo lavorato nel settore wedding abbiamo visto che ci sono meccanismi e prassi non scritte allucinanti, in cui non siamo mai entrate, un po’ per scelta e un po’ perché siamo fatte così. Abbiamo sempre fatto le cose correttamente, con la nostra partita IVA ecc.
Arianna: Siamo riuscite sempre ad andare bene, nonostante siamo sempre rimaste fuori da situazioni meno ‘lineari’. E la chiave è il web: il web porta ‘clienti’ e noi avevamo un sito ottimizzato per attrarli.
L’industria musicale è fatta di giganti alla Ken Follett, in caduta, che sono le grandi etichette. A volte mi chiedo: “Supponiamo che una grande etichetta ci proponga un contratto. Cosa faremmo?” Se guardo, per esempio, ai post delle loro pagine social italiane, vedo che hanno spesso meno engagement dei nostri e quindi mi viene da domandarmi cosa ha davvero da offrirci un’etichetta. Dipende anche qual è l’obiettivo, se raggiungere più persone possibili o fare più soldi. È un problema filosofico.
Sicuramente il nostro approccio, come quello di tanti altri colleghi è quello di avere evitato questo sistema ed essere riuscite, grazie alle potenzialità informatiche, ad arrivare direttamente alle persone. Inoltre, essere indipendenti vuol dire che possiamo fare quello che vogliamo. Da un lato, questo significa libertà e anche l’opportunità, ad esempio se ci chiamassero ad un talent, di valutare la possibilità di non andare, perché potrebbe essere dannoso per un’identità come la nostra che è in costruzione e che va presentata in un certo modo.
Dall’altro lato, non dobbiamo nemmeno chiuderci in noi stesse, ma riuscire a produrre musica di un certo gusto. Anche le major dovrebbero riflettere su questo: cosa può piacere alle persone, ma al contempo rispetta ciò che noi vogliamo fare? Vogliamo mantenerci in questo target di rispetto del pubblico che è sacro.
Si riscontra un’attenzione ai dettagli anche nell’aspetto più mediatico e comunicativo del vostro lavoro. Producete infatti video musicali di impatto, che fanno uso anche di droni per riprese aeree, riuscendo a trasmettere attraverso la dimensione visiva quelle suggestioni che la musica ci permette “solo” di ascoltare. Avete collaboratori che vi indirizzano da questo punto di vista o siete voi a “costruire la vostra immagine”?
Eleonora: Abbiamo grandi manie di controllo. Lo consideriamo anche un po’ un nostro difetto nostro, perché vogliamo sempre avere l’ultima parola su tutto. Ogni aspetto della produzione audio e della produzione video, volendo, richiede una figura professionale, quindi diamo per scontato che ci siano persone più brave di noi a fare una determinata cosa. I primi video li abbiamo perciò registrati con alcuni professionisti. Non siamo mai decollate però, con quei video, anzi, quando ci esibivamo ai concerti scendevamo dal palco e le persone ci dicevano che non avevano capito dai video che avevamo tutta questa grinta. Ne siamo rimaste stupite e ci siamo rese conto del fatto che i video, per quanto potessero essere girati con la ‘tecnica giusta’ e grande professionalità, non rappresentavano il duo, non rappresentavano noi stesse.
Arianna: Ho sempre avuto la passione per la regia fin da piccola. Quando però proponevo delle soluzioni diverse ai professionisti, per esempio per quanto riguardava le inquadrature, ci veniva risposto che dovevamo fidarci perché non avevamo studiato regia. Tuttavia, noi siamo dell’idea che si possa sempre imparare e capire qualcosa di nuovo, forse perché siamo sopravvissute a fisica. Tuttavia non voglio farne una colpa ai professionisti che ci hanno seguite, perché capisco che, anzi, si siano sentiti investiti di una responsabilità artistica e produttiva. Tuttavia, per noi quedto sistema non funzionava, dato che i video di rimanevano statici.
A quel punto, dopo che una volta mi hanno risposto che se non mi piaceva il video me lo sarei dovuta montare da sola, così ho fatto. Ho iniziato a studiare giorno e notte fotografia e cinema, mi sono procurata il programma di montaggio e abbiamo realizzato Knocking on Heaven’s Door. Adesso stiamo facendo tutto noi, collaborando comunque con alcune persone fidate – per foto, trucco e parrucco e riprese effettive – che scegliamo perché hanno il talento di comprendere quello che vogliamo. Abbiamo anche acquistato un drone per le riprese aeree. A dirs la verità non sappiamo neanche quanto raccontare questi retroscena ad un’audience che magari si immagina una big budget production indietro.
Secondo me è da raccontare, anzi il vostro lavoro è ancora più apprezzabile conoscendo l’entusiasmo e l’integrità che ci sono dietro…
Eleonora: Anche per quanto riguarda la qualità audio, le cose sono andate in maniera simile. Oggigiorno vi è una parte hardware di cui esiste anche la versione software, che ci permette di abbattere i costi. È anche più facile accedere alla formazione in materia di qualità e produzione audio. Inizialmente abbiamo provato a farci produrre, a registrare nelle sale, ma a volte si partiva con un crossover tra classica e rock metal, e ne veniva fuori un brano pop. Bellissimo, ma non è la stessa cosa. Inoltre, dato che siamo un duo, quindi un violino e una chitarra elettrica, non puoi lavorare il mio suono come se fossi la chitarra di una band, dato che noi abbiamo due strumenti solisti. Queste cose erano molto faticose da comunicare ad altri.
Arianna: Questo è un po’ il nostro dramma. In un’ottica di crescita, per quanto ce la mettiamo tutta a fare le cose come vogliamo noi con le nostre forze, questo non può essere il futuro. Da un lato è bene saper fare tutto, dall’altro è fondamentale avere le conoscenze di base per poter comunicare poi a dei professionisti video e audio le nostre esigenze, anche solo per aumentare la quantità della produzione. Inoltre adesso abbiamo un’identità molto più complessa e completa.
I vostri progetti per il futuro?
Golden Salt: Prima della pandemia avevamo molti meno follower, ma, grazie al fatto che abbiamo continuato a lavorare, la nostra audience è aumentata e cambiata. Ci mancano molto i live, ai quali non vediamo l’ora di tornare. Inoltre è già in produzione il nuovo album di inediti. Iron Feathers è stato come mettere un punto alla prima parte del nostro percorso, che ha visto i nostri primi video e la nascita di un nostro pubblico, ma ora guardiamo al futuro e alla composizione di brani nostri.
Silvia Bedessi