L’Argante #10 Editoriale Speciale / Non siamo isole

Io e Stefano Chianucci ci conosciamo dal 1994. Ci siamo persi al Liceo e ritrovati all’ Università. D.A.M.S. Firenze. Io con la passione per il teatro, lui un cineasta onnisciente. Sognavamo seduti al baretto di lettere di fare qualcosa insieme. Ho ancora le bozze di sceneggiature atroci che scrivevamo: un mix di sperimentazione, allucinazione, psichedelica in bianco e nero. Storie di  Marlene Dietrich in un film di Spielberg. Roba da brividi. Ma eravamo giovani e pieni di sogni. Facevamo tutti gli esami insieme, qualcuno addirittura in coppia, qualcuno (di cinema) lo ha dato al posto mio (all’ epoca a Lettere c’era davvero l’anarchia), ad altri si sedeva accanto a me mentre parlavo ai professori compiacendosi sempre della mia facoltà di supercazzolare senza ritegno. Poi a 4 esami dalla laurea lui ha messo lo sprint. Si è laureato lasciandomi da sola ad affrontare Lettere e Filosofia. Morale della favola: nel tempo che io ci ho messo per dare gli ultimi esami e laurearmi lui ha fatto in tempo ad andare a vivere a Roma, fare la scuola di Cinema e tornare a Firenze. Io ho fatto l’attrice per il teatro, lui ha lavorato a Cinecittà. Abbiamo sperimentato le nostre arti, ma mai insieme. Poi siamo cresciuti e il nostro proposito di fare qualcosa insieme si è dissolto nel tempo. Tante volte ho provato a convincerlo ma senza esito. Un po’ di disillusione, un po’ di stanchezza perché si lavora sempre a fare altro, un po’ di vita sentimentale storta.

Poi è arrivato Woodstock. A quello non ha potuto dirmi di no. Mi ha sentito talmente infervorata per la mia idea che non ha potuto che accompagnarmi nella mia impresa folle di costruire uno spettacolo con 20 attori, solo con musica dal vivo senza nemmeno una battuta. Lui ha diretto le proiezioni scenografiche che hanno accompagnato per tutto lo spettacolo la storia dei protagonisti.

Da allora collaboriamo artisticamente grazie alla compagnia che abbiamo fondato, grazie alla spinta propulsiva e inarrestabile di Marco Giavatto, Irene Bechi e Silvia Bedessi: i Geneticamente Mortificati. Lavoriamo a progetti eterogenei: radio, teatro, riviste on line, animazioni di storie per bambini. Ma un lavoro di cinema insieme ancora no.

Poi è arrivato l’inverno 2020. Nello specifico… è arrivato l’ #invernofiorentino. E ci si sono drizzate le antenne. Marco ha preso le redini della barca e ci ha traghettato nella possibilità di farcela. Un’impresa impossibile: partecipare ad un bando per un finanziamento importante, vincerlo, scrivere, girare e montare 2 cortometraggi. Il tutto in meno di 20 giorni. L’argomento ce lo avevamo. Difficile in questo 2020 trovare il desiderio di indagare un argomento che non sia l’isolamento; durante il primo lock-down ha accomunato molti artisti un’impossibilità di potersi pronunciare, di raccontare. Adesso per noi era il momento di indagare cosa fosse successo e come ci ha cambiato. Volevamo dipingere l’isolamento a Firenze da angolazioni opposte. Ma la vera sfida è stata nella proposta di Stefano: la tecnologia, l’unica finestra attraverso la quale ci siamo ricongiunti con gli altri, è stata usata come soggetto e oggetto della nostra azione creativa. I cortometraggi sono stati ripresi esclusivamente con un iPhone 12 Pro Max e raccontano storie di persone ritrovatesi senza tecnologia o in esubero di essa. Ad oggi posso dire che ce l’ abbiamo fatta. Certo io non sono stata attrice in questo caso ma executive producer, come mi chiama lui. Ma finalmente abbiamo realizzato un sogno. Fare cinema insieme. Ci siamo affannati, divertiti, scazzati, abbiamo sbagliato, ci siamo ripresi, abbiamo aggiustato, tagliato, montato (questo più Stefano francamente che negli ultimi giorni ha lavorato giorno e notte), abbiamo decisamente rinnegato la paternità di quello che stavamo facendo per poi vantarcene orgogliosamente il secondo dopo. Abbiamo messo alla prova la nostra compagnia che di Cinema non ne aveva mai fatto ma sono sicura che il sodalizio Chianucci-Politi ha dato una salda rete di salvataggio alle cadute in itinere che ci sono state. Non sappiamo cosa sia venuto fuori. Ormai non riusciamo ad essere più obiettivi con il nostro lavoro. Siamo persone ipercritiche purtroppo e per fortuna e non siamo mai totalmente soddisfatti. Ma forse questo è solo un gran vantaggio. Perché adesso non ci fermiamo. Adesso tenderemo al migliore che verrà. E già stiamo progettando la prossima avventura.

Per adesso, domani 31 DICEMBRE alle 21.30 vi presenteremo il nostro primo lavoro cinematografico.

NON SIAMO ISOLE, EPISODIO 1 – RICCARDO e EPISODIO 2 – MINA

E siamo orgogliosi di esserci riusciti finalmente, come amici, come artisti e come GENETICAMENTE MORTIFICATI. 

Serena Politi

https://geneticamentemortificati.com/inverno-fiorentino/

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