L’Argante #05 WOODSTOCK il Film compie 50 anni
di Stefano Chianucci
Breve storia della realizzazione di un film documentario storico e di uno spettacolo teatrale di nostra produzione che ha celebrato i 50 anni dei tre giorni di pace, amore e musica che hanno cambiato il mondo.
Nell’estate del 1969 un gruppo di giovani registi e videomaker capì che l’occasione di immortalare su pellicola quello che non a caso sarebbe diventato il festival di musica più importante di tutti i tempi sarebbe stata fondamentale e irripetibile. Fu così che Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica (Woodstock), documentario uscito l’anno dopo, nel 1970 e di cui festeggiamo i 50 anni, prese forma. Il film è ancora la testimonianza più importante che negli anni a venire ha fatto di Woodstock il mito che per noi tutti oggi rappresenta.
Il documentario fu realizzato prevalentemente montando immagini girate durante il concerto stesso ed interviste ad organizzatori, addetti ai lavori, pubblico. Nel 1971 vinse l’Oscar come Miglior Film Documentario.
Entertainment Weekly definì questo film il punto di riferimento per i successivi film sui concerti e uno dei più interessanti documentari mai girati.
Ma cosa ci mostra il film Woodstock?
Il famoso festival di tre giorni che si svolse a Bethel, una piccola città rurale nello stato di New York, Stati Uniti d’America, dal 15 al 18 agosto del 1969 e che poi passò alla storia come Festival di Woodstock si chiamava in verità Fiera della Musica e delle Arti di Woodstock.
Il nome ha solo origine dalla città di Woodstock, nella contea di Ulster, conosciuta per le sue attività artistiche, ma si svolse come abbiamo detto a Bethel, per motivi organizzativi. Qui infatti vi era lo spazio necessario per ospitare quella massa di circa mezzo milione di spettatori (secondo fonti non certe, addirittura un milione di persone) che ben si vede nel film di Wadleigh.
Oltre a trentadue musicisti e gruppi, fra i più noti di allora che si alternarono sul palco e ovviamente decine di tecnici, assistenti, produttori discografici, maestranze. Il festival doveva durare solo due giorni e una terza data venne aggiunta in corso.
L’ingegnere del suono Bill Hanley ricorda: “Andò molto bene. Avevo costruito sulle colline delle strutture speciali per gli altoparlanti, e avevo sedici gruppi di altoparlanti su una piattaforma quadrata, che saliva sulla collina su torri di settanta piedi [21 metri]. Il tutto era stato settato per poter accogliere da 150.000 a 200.000 ascoltatori. Ne arrivarono 500.000.”
Grazie alla qualità audio in presa diretta delle registrazioni, il documentario nell’anno successivo ripresentò al mondo intero Woodstock in tutto il suo splendore.
Al festival parteciparono artisti come Arlo Guthrie con la sua Coming into Los Angeles, Joan Baez che passò alla storia con We Shall Overcome, i Creedence Clearwater Revival con I Put a Spell on You, il chitarrista Santana, The Who, i Jefferson Airplane con la loro White Rabbit e naturalmente Janis Joplin, che divenne uno dei simboli del Festival e della sua epoca. E come dimenticare a chiusura della tre giornate il grande Joe Cocker con With a Little Help from My Friends, Crosby, Stills, Nash & Young e a chiudere il solo e unico Jimi Hendrix, che aveva insistito per essere l’ultimo ad esibirsi al festival. Il suo numero era stato previsto per la mezzanotte, ma non salì sul palco fino alle nove del mattino di lunedì. La maggior parte degli spettatori aveva lasciato il festival, così solo 200.000 videro Hendrix, in una performance che fu una rarità anche per la sua durata (due ore, la più lunga nella carriera di Hendrix). Ebbene senza il film documentario Woodstock – Tre giorni di pace, amore e musica, tutto questo sarebbe rimasto un ricordi di “sole” 200.000 persone.
Michael Wadleigh, il regista del film, certo non si stancò di riprendere ogni singolo attimo di quel’evento tanto memorabile, quanto infinito e così il materiale passò alla post produzione e fu montato anche da (tra gli altri) Martin Scorsese e Thelma Schoonmaker.
Fu proiettato fuori concorso al 23º Festival di Cannes. Nel 1994 uscì una versione più lunga, di circa 225 minuti. Entrambe le versioni non seguono la linea temporale del concerto anche se l’apertura e la chiusura del film corrispondono a quelle del concerto: Richie Havens ad aprire e Hendrix a chiudere. Nel 1996 Woodstock fu scelto per essere conservato nella National Film Registry della Biblioteca del Congresso poiché “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo”.
Il 9 giugno 2009 è uscita una versione più lunga, sia in Blu-Ray che in DVD, con alcune scene non presenti nella versione precedente, incluse le versioni integrali delle esibizioni dei Creedence Clearwater Revival e altri.
Nel 2019 poi si sono aperti i festeggiamenti per i 50 anni del concerto in tutto il mondo. Nello specifico la nostra compagnia teatrale e di produzione cinematografica, I Geneticamente mortificati ha realizzato uno spettacolo dal titolo Into the Woodstock per la regia di Serena Politi e un DVD dell’evento. Il tributo al concerto è andato in scena per due date che hanno fatto il tutto esaurito, accogliendo più di 600 spettatori e appassionati arrivati da ogni parte d’Italia.
La musica dello storico concerto è stata eseguita dal vivo dal gruppo Déjà Woodstock specializzato in musica degli anni ’60 e ’70 ed è stata lo spunto per attraversare i temi della generazione che ha rivoluzionato il mondo: la libertà dal consumismo, la vita in comune, l’amore universale, la droga, la guerra, la poesia. L’essenza di quegli anni, i suoi suoni, i suoi colori, le sue luci sono stati resi con un un linguaggio esclusivamente musicale, visuale e corporeo. 18 attori in scena come secondo elemento oltre alla musica dal vivo, ma nessun dialogo. Giganti video proiezioni immersive nelle atmosfere dell’epoca hanno fatto da sfondo alla scena come un terzo elemento. Parte delle riprese realizzate per il film nel 1970 sono state anch’esse utilizzate.
Potete vedere lo spettacolo integrale di INTO THE WOODSTOCK qui o clikkando nell’immagine sotto
Foto © Mattia Prestigiacomo
A 50 anni dall’uscita del film documentario che ha cambiato il mondo ci sembrava doveroso riscoprire e festeggiare questo evento, il concerto dell’anno precedente, la sua trasposizione, se così possiamo chiamarla, cinematografica e il nostro personale contributo a quelli che da sempre sono stati definiti, come da titolo della pellicola, i Tre giorni di pace, amore e musica (che hanno cambiato il mondo…)
Stefano Chianucci
La scheda tecnica del film
Titolo originale | Woodstock |
Lingua originale | inglese |
Paese di produzione | Stati Uniti d’America |
Anno | 1970 |
Durata | 184 min |
Rapporto | 2,20 : 1 |
Genere | musicale, documentario |
Regia | Michael Wadleigh, Thelma Schoonmaker, Martin Scorsese |
Produttore | Bob Maurice, Dale Bell |
Casa di produzione | Wadleigh-Maurice |
Fotografia | Malcolm Hart, Don Lenzer, Michael Margetts, David Myers, Richard Pearce, Michael Wadleigh e Al Wertheimer |
Montaggio | Jere Huggins, Thelma Schoonmaker, Martin Scorsese, Michael Wadleigh, Stanley Warnow e Yeu-Bun Yee |
La scheda tecnica dello spettacolo commemorativo
Regia: Serena Politi
Coreografia: Diana Volpe
Aiuto regia: Stefano Chianucci
Assistente alla regia: Irene Bechi
Organizzazione: Marco Giavatto
Con
Irene Bechi
Ilaria Braccialini
Giacomo Casali
Valentina Ciardi
Martina Ciasullo
Serena Di Mauro
Giacomo Dominici
Sandro Gualdani
Samuele Levis
Marco Lombardi
Giorgio Lumia
Giada Marcucci
Siria Mazzanti
Enrico Moriani
Nora Poli
Yana Proshkina
Anna Romagnoli
Lorenzo Toscano
Martina Tropea
Disegno luci: Giovanni Corsini
Scenografia: Francesca Leoni
Costumi: Anna Romagnoli
Videowall e proiezioni: Stefano Chianucci
Musica Live dei Dèjà Vu
Serena Politi
Gianfranco Politi
Matteo Pancrazi
Pino Ciasullo
Emanuele Coggiola
Fotografo di scena
Massimiliano Sifone
Fotografia Cover
Mattia Prestigiacomo
Operatori e aiuto regia Video
Enrico Sabatelli
Christian Ceccherini
Regia delle riprese video
Stefano Chianucci
Ideazione e Regia di Serena Politi
Parnership:
Accademia Musicale di Firenze
Scuola di Musica di Scandicci
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